COVID-19 E DEMENZA, PEGGIORA LO STILE DI VITA

Il lock-down dettato dal Covid-19, già nella prima ondata, ha determinato il peggioramento dei disturbi comportamentali nei pazienti affetti da demenza.

L’emergenza sanitaria scaturita dalla diffusione del COVID-19 ha avuto un forte impatto sugli anziani affetti da demenza e, di conseguenza, anche sui loro familiari.

La Pandemia, con le molteplici restrizioni, accompagnate da un radicale cambiamento di vita, sta mettendo a dura prova il sistema nervoso delle persone.

In particolare delle persone anziane, affette da demenza. La pandemia riduce la possibilità di fare attività fisica, sociali e cognitive, modifica la dieta e aumenta la quota di tempo trascorsa ‘passivamente’.

Comportamenti, dunque, che mettono a rischio la salute degli anziani, a tal punto che per chi ha un lieve deterioramento cognitivo e il Declino cognitivo soggettivo, possono aumentare la possibilità di sviluppare forme di demenza.

A confermarlo, uno studio del laboratorio Laserc (Epidemiologia e Ricerca Clinica), coordinato dalla psicologa Simona Di Santo, nell’ambito dell’attività di ricerca in neuroscienze e neuroriabilitazione della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma, pubblicato su Frontiers in Psychiatry.

Tra le 128 persone over-60 che hanno partecipato allo studio, è stato notato che il lock-down ha determinato cambiamenti rilevanti negli stili di vita: oltre 1 persona su 3 ha ridotto i livelli di attività fisica e il 70% ha riferito un aumento della sedentarietà.

Il 60% ha aumentato le attività ricreative passive come guardare la tv o ascoltare la radio. Il 68% riferisce che le notizie sul coronavirus che hanno appreso dai media hanno avuto una grande/moderata influenza sullo stato d’animo.