I benefici dell’attività motoria nella terza età.

L’attività fisica e motoria porta numerosi benefici a livello sia fisico che psicologico a qualsiasi età.
Questo vale certamente anche per l’età senile.

Da un punto di vista fisico, praticare una regolare attività motoria ha moltissimi vantaggi.
Aiuta a prevenire l’insorgenza di malattie e permette di godere di un migliore stato di salute sul piano generale.
L’attività fisica rende il proprio corpo più resistente all’affaticamento, contribuisce mantenere bassa la pressione sanguigna, più elastiche le arterie e riduce il rischio connesso ai depositi lipidici.

Anche sul piano psicologico abbiamo numerosi vantaggi.
Fare sport fa bene all’umore e riduce di circa la metà il rischio di cadere vittima di ansia e depressione.

Inoltre, se l’attività fisica è praticata in un contesto sociale e relazionale, i suoi effetti positivi sono ancora più marcati.
Innanzitutto c’è un incremento delle opportunità di socializzazione e un incremento del senso di autostima e autoefficacia percepita dall’anziano.

La cosa più interessante è che questo processo fisico e mentale, insieme al senso di disciplina, possono essere esportati con successo al di fuori del contesto sportivo.
Numerosi studi affermano infatti che le ricadute benefiche della sana attività fisica si verificano anche nel corso di scelte vitali e processi decisionali quotidiani.

Rientro dalle vacanze: come renderlo meno traumatico per gli anziani.

L’arrivo di settembre e la fine delle vacanze sono un trauma per tutti.
Sempre più spesso, infatti, si sente parlare dello “stress da rientro”, condizione che colpisce anche gli anziani.
Per loro, dover ritornare alla solita routine rappresenta un momento caratterizzato da  isolamento, noia, solitudine, angoscia e nel peggiore dei casi depressioni che possono generare comportamenti aggressivi.

Esistono però dei piccoli accorgimenti che possono rendere il rientro delle vacanze meno traumatico.

Consigli
  • Un ambiente domestico accogliente, pulito, ordinato, funzionale e dotato di tutto ciò di cui l’anziano necessita. Il consiglio è quindi di occuparsi della sistemazione dell’alloggio già qualche giorno prima del suo ritorno, in modo da curare ogni dettaglio in base alle sue esigenze specifiche.
  • Evitare che il rientro a casa venga vissuto come una sorta di abbandono e percepito come un ritorno alla solitudine. L’ideale sarebbe organizzare sin da subito una serie di attività che, tenuto conto degli interessi personali dell’anziano, lo impegnino piacevolmente. Organizzare appuntamenti fissi con persone care, fuori o dentro casa, a seconda delle sue preferenze ed esigenze, rappresenta la cura migliore.
  • Una corretta alimentazione può influire positivamente sul sistema nervoso e dunque sull’umore.
    Gli alimenti ricchi di vitamine B, C e D, melatonina e magnesio, sono quelli da prediligere.
    Forniscono, infatti, un importante contributo nel contrastare soprattutto i disturbi legati all’alterazione del ciclo sonno-veglia.
  • Muoversi il più possibile. La bella stagione in fondo non è ancora finita, è perciò consigliabile approfittarne per fare qualche passeggiata. Il clima mite caratteristico della fine dell’estate rende ancor più piacevole il tempo passato all’aria aperta, ma attenzione agli sbalzi di temperatura tipici di queste fasi di transizione.
  • Come accennato, i cambiamenti di routine troppo repentini per un anziano sono difficili da metabolizzare e quindi bisogna renderli graduali, senza far mai mancare loro la serenità e la sensazione di avere sempre un appoggio garantito dalla presenza di persone care o figure professionali.

COVID-19 E DEMENZA, PEGGIORA LO STILE DI VITA

Il lock-down dettato dal Covid-19, già nella prima ondata, ha determinato il peggioramento dei disturbi comportamentali nei pazienti affetti da demenza.

L’emergenza sanitaria scaturita dalla diffusione del COVID-19 ha avuto un forte impatto sugli anziani affetti da demenza e, di conseguenza, anche sui loro familiari.

La Pandemia, con le molteplici restrizioni, accompagnate da un radicale cambiamento di vita, sta mettendo a dura prova il sistema nervoso delle persone.

In particolare delle persone anziane, affette da demenza. La pandemia riduce la possibilità di fare attività fisica, sociali e cognitive, modifica la dieta e aumenta la quota di tempo trascorsa ‘passivamente’.

Comportamenti, dunque, che mettono a rischio la salute degli anziani, a tal punto che per chi ha un lieve deterioramento cognitivo e il Declino cognitivo soggettivo, possono aumentare la possibilità di sviluppare forme di demenza.

A confermarlo, uno studio del laboratorio Laserc (Epidemiologia e Ricerca Clinica), coordinato dalla psicologa Simona Di Santo, nell’ambito dell’attività di ricerca in neuroscienze e neuroriabilitazione della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma, pubblicato su Frontiers in Psychiatry.

Tra le 128 persone over-60 che hanno partecipato allo studio, è stato notato che il lock-down ha determinato cambiamenti rilevanti negli stili di vita: oltre 1 persona su 3 ha ridotto i livelli di attività fisica e il 70% ha riferito un aumento della sedentarietà.

Il 60% ha aumentato le attività ricreative passive come guardare la tv o ascoltare la radio. Il 68% riferisce che le notizie sul coronavirus che hanno appreso dai media hanno avuto una grande/moderata influenza sullo stato d’animo.

SECONDA ONDATA COVID, REGOLE PER ANZIANI

La pandemia di Covid-19, nella sua prima ondata ha coinvolto soprattutto la popolazione anziana.

In questi mesi di pandemia, le difficoltà degli anziani sono aumentate. La quotidianità fatta di abbracci con i nipotini o di chiacchiere con un amico ha lasciato il posto all’isolamento e spesso alla depressione.

É importante, però, che le persone anziane raccolgano tutte le loro energie per sviluppare una sorta di resistenza, proprio di fronte a questa seconda ondata.

Per riuscirci, in fondo, basta seguire alcune regole che consentano di gestire l’attuale momento storico e ridurre il rischio di contrarre il virus SARS-CoV2.

-Non scoraggiarsi e curare l’aspetto dell’attività fisica. Bastano due metri quadrati a casa, un tappetino, e per mezz’ora al giorno ci si dedica allo svolgimento di un’attività fisica.

-Evitare di autogestirsi, soprattutto se si hanno malattie croniche, sospendendo le cure o modificandole da soli.

-Imparare ad utilizzare le nuove tecnologie, per sentirsi meno soli. Potrà essere utile sia per contattare il medico che per ritrovare il sorriso di una persona cara, ma lontana. L ‘uso delle nuove tecnologie rappresenta un punto di riferimento per gli specialisti geriatri, non solo per favorire la socialità in questo contesto in cui i contatti umani sono assai difficili, ma anche per seguire gli stessi pazienti.

-Prestare attenzione ai sintomi e alle variazioni del tono dell’umore senza sottovalutare l’insorgenza di sintomi depressivi.

Inoltre, è fondamentale la prevenzione: le vaccinazioni antinfluenzali sin dal mese di ottobre con le prime dosi disponibili.

E poi le misure anti-covid rimangono cruciali. Prima fra tutte il distanziamento, uso della mascherina, igienizzazione delle mani, evitare assembramenti, evitare baci e abbracci, anche coi familiari e nipoti.

Come comportarsi se si convive con una persona anziana in questo periodo?

Se l’anziano vive con più persone, non solo un figlio o una badante, ma bambini e ragazzi, è indispensabile che tutti seguano delle regole precise.

Lavarsi spesso le mani, non sedersi vicino sul divano o a tavola con gli anziani, non usare gli stessi asciugamani in bagno o tovaglioli e strofinacci in cucina, possibilmente usare bagni diversi e non dormire nella stessa stanza. Sono tutte buone precauzioni da rispettare per il bene dei nostri cari.

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La benevolenza verso gli anziani

La terza età ha un valore senza tempo. La verità è che la società ha dimostrato di aver dimenticato la benevolenza nei confronti degli anziani.

Gli ultimi mesi sono stati difficili per la popolazione in generale ma soprattutto per le persone della terza età che sono state confinate in casa o nelle strutture senza ricevere visite dai loro familiari.

Questo per evitare il rischio importante di contrarre il Covid-19.

In questo mese di ottobre, in occasione della Giornata Internazionale degli Anziani, tenutasi il primo ottobre 2020, è opportuno trattare il tema della “Benevolenza” verso le persone della terza età.

Come definiamo la Benevolenza?

La Benevolenza tratta del rispetto, della dignità, del benessere, dell’autostima, dell’inclusione e della sicurezza dell’anziano.

Durante questi ultimi mesi, il buon trattamento degli anziani non è stato valorizzato.

Ma quali dovrebbero essere i gesti del buon trattamento verso gli anziani?

Contattare la persona anziana e prendere il tempo per ascoltarla su come si è svolta la sua giornata;

Chiederle cosa vorrebbe mangiare invece che decidere per lei;

Farla uscire di casa regolarmente per fare un’attività che la interessa quando non ci sono misure de urgenza sanitaria;

Cosa si dovrebbe evitare?

Forzare la persona a mangiare quando dice che non ha fame;

Essere impazienti quando pone sempre la stessa domanda;

Infantilizzarla parlandole con un tono autoritario e senza implicarla nei cambiamenti che dovrà affrontare;

Possiamo tutti facilmente contribuire a costruire una cultura di benevolenza e di buon trattamento verso gli anziani.

Basta essere gentili e cortesi, rivalorizzare le persone anziane e prendere il tempo per ascoltarle perché quello che hanno da dire e da condividere è molto gratificante.

ANZIANI DI OGGI, MIGLIORI RISULTATI A LIVELLO FISICO E COGNITIVO

Gli anziani di oggi sono più forti e abili, se paragonati a quelli di 30 anni fa.

Gli anziani di oggi si dimostrano più ‘‘giovani’’ di quelli di 30 anni fa. A dirlo uno studio condotto presso la Facoltà di scienze dello sport e della salute dell’Università di Jyväskylä, in Finlandia.

I ricercatori hanno confrontato i dati di 500 persone raccolti tra il 1989 e il 1990 e di altre 726 acquisiti tra il 2017 e il 2018.  Le persone coinvolte: tra i 75 e gli 80 anni.

Con una serie di test sono state misurate alcune prestazioni sul primo campione: forza muscolare, velocità del cammino e di reazione, fluidità verbale, memoria. Le stesse prove ripetute a distanza di un trentennio su un campione di popolazione della stessa età hanno dato esiti migliori.

Come mai queste differenze?

Secondo i ricercatori, l’aumento dell’attività fisica è alla base dei migliori risultati in forza e velocità.

Una migliore accessibilità all’istruzione invece è il principale fattore che determina i punteggi più alti nei test cognitivi.

Influiscono sicuramente i tanti cambiamenti avvenuti nell’arco di tempo considerato, dall’alimentazione all’accesso alle cure sanitarie, al miglioramento del sistema scolastico e della vita lavorativa.

I risultati suggeriscono che una maggiore aspettativa di vita è accompagnata da un aumento del numero di anni vissuti con buone capacità funzionali in età avanzata.

Ciò significa che Interventi adeguati hanno benefici sulla salute degli anziani: promuovere l’attività fisica, offrire stimoli cognitivi e favorire le relazioni sociali sono le strade da seguire.

I progressi delle condizioni igieniche e sanitarie contribuiscono poi ad ampliare gli effetti. Basti pensare alla differenza di accesso alle cure rispetto a 30 anni fa e all’impatto sulla nostra salute.

La prevenzione diventa ancora più efficace e deve partire da lontano: si deve iniziare fin dai banchi di scuola, dove si acquisiscono gli stili di vita e continuare negli anni.

PRIMO OTTOBRE, GIORNATA INTERNAZIONALE DEGLI ANZIANI

Ogni anno il Primo ottobre si celebra la Giornata internazionale delle persone anziane, stabilita dal voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 14 dicembre 1990, con la Risoluzione 25/106.

La Giornata internazionale dedicata alle persone anziane ha l’obiettivo di accrescere la consapevolezza sui temi riguardanti gli anziani, come la senilità e gli abusi senili; rappresenta  anche un giorno in cui mostrare apprezzamento per il contributo che le persone anziane danno alla società.

Il 1° ottobre 2020 segna il 30° anniversario della Giornata internazionale degli anziani, che quest’anno è dedicata al tema: Pandemie: cambiano il modo in cui affrontiamo l’età e l’invecchiamento?

Come è noto, gli anziani sono i soggetti che sono stati maggiormente colpiti dal COVID-19 e che, ancora oggi, sono a maggior rischio nell’ipotesi di una seconda ondata in autunno.

All’inizio di settembre su 35.563 casi di pazienti deceduti e positivi al Covid, l’età media era di 80 anni (Fonte: Istituto Superiore di Sanità ISS).

Dati significativi, che ci portano a considerare in che modo l’attuale pandemia ha influito sul modo in cui affrontiamo l’età e l’invecchiamento.

Per questo motivo l’evento costituisce un’occasione di riflessione sugli interventi politici e programmatici che devono essere mirati ad aumentare la consapevolezza dei bisogni speciali di questa fascia di popolazione particolarmente vulnerabile.

L’AMORE, LA CHIAVE PER LA LONGEVITÀ

Analizzando i report stilati dalla Japan Geriatrics Society, i settantenni che vivono storie d’amore vivono meglio, mangiano bene e sono più energici

Secondo alcuni studi, condotti in Giappone, dalla Japan Geriatrics Society, una delle più prestigiose società di studi sulla vita degli over 65, innamorarsi dopo i 65 anni allunga la vita e la migliora. Le emozioni positive si accompagnano alla riscoperta della gioia di vivere e spingono ad uscire dalla trappola della solitudine, una delle più grandi nemiche degli anziani.

Che l’amore faccia bene è comunque noto da tempo agli scienziati. Stando ad una ricerca della Stanford University, ad esempio, l’innamoramento aiuta a sopportare meglio le sensazioni di dolore.

Gli anziani innamorati, in particolare, si prendono cura di sé stessi: fanno più sport e prestano maggiore attenzione alla propria alimentazione. Due comportamenti molto positivi anche per la salute dell’organismo in generale.

Gli over 65 innamorati sono, inoltre, più energici e riscoprono una nuova giovinezza, anche dal punto di vista delle emozioni.

Anche Italia Longeva, l’osservatorio sulla terza età dell’Università Cattolica di Roma, ha recentemente illustrato come gli anziani innamorati vivano meglio e più a lungo rispetto ai loro coetanei single, divorziati o vedovi. Innamorarsi, dunque, andrebbe vivamente raccomandato così come l’attività fisica e la corretta alimentazione.

In passato l’amore nella terza età era un vero e proprio tabù e l’innamoramento era considerato una «cosa da ragazzi». Ora non è più così: gli anziani si mettono in gioco in tantissimi modi, dai corsi di informatica alle attività culturali.

Perché non farlo allora anche in amore?

Anziani a Natale, non lasciamoli soli

Si sta avvicinando il Natale e per tutti, soprattutto per gli anziani, questo periodo è molto importante per riunire tutta la famiglia, così da poter condividere tutti insieme dei momenti di felicità: è molto spiacevole lasciare gli anziani soli a Natale, soprattutto quando questi hanno ormai perso il proprio compagno di vita, ecco perché queste festività sono dei momenti di fondamentale importanza per vivere assieme vecchi ricordi e crearne di nuovi.

Tuttavia, per molte famiglie che vivono lontano dal proprio parente anziano, magari all’estero, lontano dall’Italia, è molto difficile raggiungere il proprio caro e trascorrere con lui le feste natalizie. Questo potrebbe generare nell’anziano molta tristezza e malinconia, che potrebbe portare a sviluppo di patologie più gravi, come la depressione.ù

Un Natale insieme è più bello!

In questo momento dell’anno, avere delle persone al proprio fianco è fondamentale, soprattutto per anziani con problemi motori o di salute e che non possono affrontare viaggi lunghi, per il freddo o per la pioggia. Accoglierli in una struttura come una casa di riposo risulterà la miglior soluzione: scegliere con cura la casa di riposo a Natale vuol dire intessere dei nuovi legami per trascorrere le festività in modo sereno e in compagnia di tante amicizie!  

Non solo gli ospiti ad accoglierli

In una casa di riposo che si rispetti i primi ad intessere rapporti relazionali con il nuovo ospite saranno proprio i membri dello staff. Lo staff competente di una casa di riposo possiede capacità utili nella propria mansione e deve approcciare all’ospite in modo cordiale, genuino e sereno, riuscendo a far sentire a proprio agio l’anziano come se fosse a casa sua.

Svolgere dei lavoretti natalizi

Quando si avvicina il natale nasce in ognuno di noi il desiderio di addobbare la propria casa e renderla calda e accogliente creando una bella atmosfera al suo interno: è sufficiente avere qualche idea originale per creare degli addobbi natalizi.

Un suggerimento riguardo all’esecuzione di questi lavoretti è di svolgerli con amici e parenti, coinvolgendo i bambini e le persone anziane, dando così a tutti l’opportunità di esprimere la propria creatività e in modo da non lasciarli soli. Un’ottima idea potrebbe essere quella di svolgere i lavoretti natalizi utilizzando del materiale riciclato, così che, oltre a non dover affrontare ulteriori costi per procurarsi il suddetto materiale, si possa offrire una nuova vita agli oggetti che si riteneva destinati alla spazzatura.

Casa di riposo Domus Santa Rita: promotrice delle attività natalizie

Casa di riposo Domus Santa Rita sita ad Ardea, Roma a Natale si trasforma! Di fondamentale importanza per la casa di riposo è unire i propri ospiti nella sala comune e svolgere con loro attività ricreative a tema natalizio. Assieme a loro anche lo staff Domus Santa Rita partecipa felicemente alla conversazione con gli ospiti, intrecciando rapporti conviviali e d’amicizia.

Noi di Domus non lasciamo solo l’ospite soprattutto nei periodi natalizi! Casa di riposo Domus Santa Rita è fornita di una cappella consacrata, per svolgere celebrazioni eucaristiche, messe natalizie e canti; l’atmosfera natalizia non manca!

Il menù di Natale più adatto agli anziani

Il personale di Domus Santa Rita consiglia di proporre sempre due tipi di pietanze, in maniera tale che vi sia sempre un’alternativa leggera che permetta agli anziani di godersi la festa senza preoccupazioni; ad esempio potete preparare il tipico zampone e, come altra scelta, un po’ di carne lessa, molto più adatta alle persone anziane. Se possibile, evitate di proporre cibi troppo elaborati, ricchi di condimenti di ogni genere, piuttosto vi consigliamo di offrire delle salse alle verdure, che consentono una digestione più facile agli anziani. Bisogna però considerare che è un giorno di festa per tutti, quindi concludere il pasto della persona anziana offrendogli come dolce una fettina di pandoro o di panettone sarà un’ottima soluzione.

Tutto lo staff di Domus Santa Rita vi augura di trascorrere un felice e sereno natale in compagnia delle persone a voi care! Buone feste!

Alzheimer, l’importanza di una struttura accogliente

Molte situazioni patologiche possono determinare un quadro di demenza; delle forme ad esordio dopo i 60 anni il 60-80% è correlato alla malattia di Alzheimer. La malattia di Alzheimer è una sindrome a decorso cronico e progressivo che colpisce circa il 5% della popolazione al di sopra dei 65 anni. L’inizio è generalmente insidioso e graduale e il decorso lento e la durata media di malattia è di 8-10 anni dalla comparsa dei sintomi.

La scoperta dell’Alzheimer

La malattia di Alzheimer prende il nome dal neurologo tedesco Alois Alzheimer che nel 1907 ne descrisse per primo le caratteristiche: essa si differenzia dal normale declino della funzionalità cognitiva dovuta all’età, in quanto quest’ultima è più graduale e associata a minore disabilità sul piano funzionale.

Il tessuto cerebrale dei soggetti da lui osservati presentava riduzione delle cellule nervose e placche senili visibili anche a occhio nudo. Successivamente, con l’utilizzo di procedure di osservazione microscopica con colorazioni chimiche, evidenziò su porzioni predefinite di cervello la presenza di ammassi proteici non degradabili e solubili che compromettono la funzionalità cerebrale.

L’Alzheimer rappresenta la causa più comune di demenza nella popolazione anziana dei paesi occidentali nonché una delle maggiori cause di disabilità nella popolazione generale. Il rischio di contrarre la malattia aumenta con l’età: si stima che circa il 20% della popolazione ultra-ottantacinquenne ne sia affetta. Esistono tuttavia rari casi in cui la malattia esordisce in età precoce, ovvero prima dei 65 anni (forme ad esordio ‘precoce’).

La demenza di Alzheimer si manifesta attraverso sintomi cognitivi (difficoltà di memoria e di linguaggio, di riconoscimento di oggetti, disorientamento), funzionali (difficoltà nello svolgere le attività della vita quotidiana) e comportamentali (agitazione, ansia, depressione) che con il tempo peggiorano richiedendo un’assistenza sempre più intensa e continua.

Come supportare il malato di alzheimer e la sua famiglia?

Anche se, attualmente, non esistono trattamenti disponibili per rallentare o fermare il danno cerebrale causato dal morbo di Alzheimer, alcuni farmaci possono aiutare, temporaneamente, a migliorare i sintomi della demenza per alcune persone. Questi farmaci -inibitori della colinesterasi quali la memantina, il donepezil, la rivastigmina e al galantamina- funzionano aumentando i neurotrasmettitori nel cervello.

I ricercatori continuano a perseguire modi per trattare meglio il morbo di Alzheimer e le altre demenze progressive. Attualmente, sono in corso decine di terapie e trattamenti farmacologici che cercano di fermare la morte delle cellule cerebrali associate con il morbo di Alzheimer.

La scelta di una struttura accogliente e competente per i pazienti affetti da alzheimer

Sono in atto sistemi di supporto e vengono attuati interventi comportamentali non farmacologici in grado di migliorare la qualità della vita delle persone affette da demenza, nonché delle persone che le assistono e delle loro famiglie. Lo staff altamente qualificato della casa di riposo Domus Santa Rita assiste ogni suo ospite con servizi assistenziali di qualità. Lavoriamo con entusiasmo e competenza per fornire agli anziani ospiti un contesto a misura dei loro sentimenti e bisogni, per migliorarne la qualità della vita e preservane le residue funzionalità.

Scegliere di affidare il proprio caro alla casa di riposo Domus Santa Rita non è una scelta facile, ma è necessaria soprattutto sé il proprio caro è affetto da sindromi neurodegenerative quale è l’alzheimer.  La casa di riposo Domus Santa Rita, sita a Marina di Ardea offre servizi alle persone che hanno bisogno di una maggiore attenzione e un personale di assistenza pratica alla persona, ai suoi bisogni e alle sue esigenze.