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casa di cura per Alzheimer

Casa di cura per Alzheimer, perché rivolgersi ad una struttura

Una casa di cura per Alzheimer è un luogo in cui il tuo caro può trovare il sostegno e la professionalità di cui ha bisogno per superare ogni giorno gli insidiosi ostacoli della malattia.

Il morbo di Alzheimer è una delle malattie neurodegenerative più temute e insidiose degli ultimi tempi.
La sua triste fama è dovuta in primo luogo alla mancanza di una cura effettiva e di metodologie di diagnosi sufficientemente attendibili, ma buona parte del disagio dipende anche dalla difficoltà di affrontare e gestire la malattia, non soltanto dal punto di vista di chi ne è colpito in modo diretto, ma anche per quanto concerne la famiglia del malato.
Il ruolo di caregivers non manca di momenti frustranti e difficili, generati inevitabilmente dal senso di impotenza e da tutte le responsabilità che tale impegno comporta, per cui è fondamentale imparare a riconoscere la necessità di rivolgersi ad una struttura specializzata, non soltanto per sé stessi, ma nell’interesse del malato stesso.
La prima difficoltà riscontrata da ogni caregivers, per esempio, consiste nel conciliare la cura al malato con i comuni impegni quotidiani.
Si tende purtroppo a ritenere le case di cura una soluzione estrema, quasi una mancanza di responsabilità da parte della famiglia e si cerca in tutti i modi di prendersi cura del malato in casa propria, con i propri mezzi e a costo di sacrifici non indifferenti.
In realtà, esistono molte strutture perfettamente idonee ad accogliere i malati di Alzheimer, come la casa di cura per Alzheimer Domus Santa Rita, presso la quale i vostri cari saranno assistiti da un personale esperto e qualificato e potranno mantenere una vita più che dignitosa all’interno di un ambiente caloroso e perfettamente attrezzato per ogni evenienza.
La Domus Santa Rita fornisce l’assistenza e le competenze necessarie perché un malato di Alzheimer possa vivere in un ambiente sicuro e controllato, con un staff scelto non solo per abilità ed esperienza ma anche per sensibilità e disponibilità.
Affidarsi alla Domus Santa Rita non è un sinonimo di abbandono, bensì una scelta di profondo amore nei confronti del vostro caro: non abbiate paura di chiedere la nostra assistenza.

alzheimer e perdita della memoria

Alzheimer e perdita della memoria, al lavoro per un farmaco futuro

Alzheimer e perdita di memoria rappresentano tematiche di grande preoccupazione per gli anziani.

Secondo un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Southampton, l’infiammazione al cervello può avere un ruolo centrale nello sviluppo di Alzheimer e perdita della memoria, dunque trattare tale stato infiammatorio può aiutare a combattere il morbo stesso.
E’ su questo risultato che i ricercatori inglesi si sono concentrati, conducendo esperimenti su un particolare agente chimico che sembra essere in grado di ridurre la neuroinfiammazione, con un potenziale effetto positivo sui problemi ed i comportamenti legati al morbo di Alzheimer.
Lo studio, pubblicato sulla rivista “Brain”, è partito con l’osservazione del tessuto di cervelli sani e di cervelli colpiti da Alzheimer e perdita della memoria, che riportavano livelli maggiori di cellule immuni: ciò suggeriva la presenza di una infiammazione, in quanto le molecole che regolano il numero di cellule della microglia diventano più attive con il progredire della malattia di Alzheimer, generando quindi un livello maggiore di infiammazione.
Si è poi passati all’osservazione di una sostanza chimica nota come GW2580, che sembra essere in grado di ridurre la perdita di memoria e i problemi comportamentali dei topi a cui è stata somministrata, affetti da disturbi simili all’Alzheimer.
Il gruppo di ricerca è quindi ad un passo dal dimostrare che l’Alzheimer si può effettivamente contrastare, ed ora è pronto a collaborare con i partner dell’industria farmaceutica per dare vita ad un farmaco sicuro ed adeguato ai test, così da poterne riscontrare gli effetti positivi anche sull’uomo.
Anche se al momento non si ha nulla di certo, lo studio resta entusiasmante ed incoraggiante per tutta la comunità scientifica, conscia della necessità di trovare un trattamento capace di rallentare o possibilmente fermare lo sviluppo della malattia più preoccupante del nostro secolo.

ricerca Alzheimer

Ricerca Alzheimer, scoperto gene che ne rallenta l’insorgere

Ricerca Alzheimer: è stato individuato un nuovo gene che sembra in grado di rallentare l’insorgere della malattia.
La scoperta è stata annunciata da un gruppo di ricercatori appartenenti alla Australian National University, gli ideatori della scoperta che potrebbe spalancare la strada alla sintetizzazione di nuovi farmaci in grado di ritardare la malattia di Alzheimer fino a diciassette anni.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry, è basato su dati raccolti nel corso di ricerche su una popolazione colombiana: tale popolazione, infatti, è notoriamente portatrice di mutazioni genetiche collegate ad un maggior rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer: per citare un esempio, solo nella città di Yaramul è possibile contare circa 5000 persone ad alto rischio di insorgenza Alzheimer, e si prevede che addirittura la metà riceverà una diagnosi già all’età di 45 anni. Se questi dati possono apparire scioccanti, basti pensare che alcuni hanno sviluppato i sintomi già dai 32 anni di età.
Le ricerche effettuate su questa popolazione hanno così portato alla scoperta che la causa di questa predisposizione risulta essere una mutazione del gene cosiddetto “Apoe”, un gene in grado di bloccare la malattia, ritardandone lo sviluppo di decenni. Tale gene agisce positivamente sul cervello, proteggendolo e impedendo alle placche amiloidi di depositarsi, contrastando così in generarsi ed il decorrere della malattia di Alzheimer. E’ quindi possibile, secondo i ricercatori, riuscire ad “imitare” le capacità di questo gene, magari amplificandone l’azione, così da ottenere un effetto ritardante ancora maggiore.
Nonostante la scoperta non abbia nulla a che vedere con una cura effettiva, possiamo comunque considerare questo studio come una piccola vittoria sul morbo di Alzheimer che, grazie ai costanti passi avanti della scienza, sembra fare sempre meno paura.

malato di alzheimer

Migliorare la qualità della vita di un malato di Alzheimer

La vita di un malato di Alzheimer è piena di difficoltà e di ostacoli, capaci di compromettere anche i più semplici gesti quotidiani e quindi la propria stessa
indipendenza.

La perdita della propria autonomia è certamente la conseguenza più grave di questo terribile morbo, che porta il malato all’incapacità, parziale o totale, di pendersi
cura di sé, della propria igiene e dei propri bisogni primari.

Questa condizione è particolarmente dura non soltanto per il malato, ma finisce col ripercuotersi anche sulla vita dei suoi
familiari.

Purtroppo, ad oggi non è chiaro quali siano le cause precise per cui il morbo di Alzheimer si manifesta, dunque non è ancora possibile giungere alla sintetizzazione di una
cura efficace, malgrado i progressi della ricerca scientifica.

Tutto quello che si può fare, quando si ha un caro affetto da Alzheimer, è cercare di rendere la loro vita più agevole e
serena possibile.
Ma come si fa a migliorare la qualità della vita di un malato di Alzheimer?
Alcune ricerche scientifiche hanno appurato che l’approccio più efficace per far si che il malato riesca a gestire individualmente alcune delle attività quotidiane di base è quello
orientato al compito: il paziente viene guidato da una persona competente all’apprendimento di una specifica abilità e portato a ripeterla più volte, fino all’acquisizione completa.
E’ fondamentale, in questo frangente, che l’assistente sia ben formato, che conosca le migliori strategie da attuare a seconda del grado di malattia del degente, e che instauri un
buon rapporto l’assistito, inserendosi nel suo ambiente e prendendo in considerazione tutti gli aspetti familiari e sociali che lo caratterizzano.
Per ulteriori consigli su come migliorare la qualità della vita del malato di Alzheimer, clicca qui.