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L’Alzheimer non ci ruberà l’amore

È una storia di amore e di legami, quella di Herbert e Audrey, i due anziani canadesi che l’Alzheimer non è riuscito a dividere.

Herbert e Audrey vivevano nella stessa casa di riposo: Villa Vittoria, nel New Brunswick in Canada. Poi, prima di Natale, la malattia che aveva colpito Herbert già tempo prima peggiora considerevolmente, obbligando i responsabili a rivolgersi alla figlia della coppia perché siano presi i provvedimenti adeguati: Herbert deve essere trasferito in una nuova struttura, in grado di fornigli l’assistenza di cui ha bisogno.
Si era così divisa una coppia che divisa non era mai stata: l’Alzheimer aveva tolto ad Herbert e ai suoi cari quella quotidianità e quella vicinanza che ancora rendeva piacevole la vita.
Così, quando in occasione del Natale la coppia si è temporaneamente riunita, la figlia Diane ha postato sui social una meravigliosa foto dei due genitori insieme, nella speranza di portare una sensibilità nuova nel settore, al di là delle regole e delle dure restrizioni della malattia.
Oggi, la storia di Herbert ed Audrey ha un lieto fine: una casa di riposo è disposta ad accoglierli entrambi, e non è molto distante dalla figlia.
Una storia di persone semplici, che ci insegna come l’Alzheimer, per quanto insidioso, non possa portar via i sentimenti ed i legami forti.
Una storia simile è quella di Piet Hogenboom, olandese che, nonostante non parli quasi più a causa del morbo di Alzheimer, non ha ancora dimenticato quanto ami cantare.
Il mondo è pieno di coppie come Herbert ed Audrey, e pieno di persone come Piet… Persone fatte di passioni, di legami, di amori indissolubili, che l’Alzheimer semplicemente non può portare via.

festa dei nonni

Festa dei Nonni

Festa dei Nonni: oggi festeggiamo i nostri angeli custodi!

Oggi, 2 Ottobre 2017, si celebra la Festa dei Nonni, una ricorrenza recentemente giunta anche in Italia che vuole ricordare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società.
Grazie ai nostri nonni, infatti, tante delle meccaniche familiari e sociali riescono a rimanere in vita nonostante i tempi siano cambiati in maniera drastica. Mamme al lavoro, genitori sempre più indaffarati e sempre meno presenti accanto ai figli vengono perciò compensati dalla presenza costante ed affidabile dei nonni, oggi vera colonna del nucleo familiare per tantissimi nipotini.
Il fatto che ricada proprio in questa data, infatti, non è un caso: oggi, infatti, si celebrano anche i cosiddetti “Angeli Custodi”.
Ed è proprio questo, probabilmente, il ruolo più importante dei nostri anziani. Al di là del valore sociale e familiare che rivestono, i nonni di tutto il mondo rappresentano, soprattutto per i bambini e i nipoti, un punto di riferimento fondamentale nella crescita e un ricordo confortante e protettivo da grandi.
Non si tratta, tuttavia, solo di una questione affettiva: l’aiuto dei nonni, infatti, innesca una spirale di economie positive, permettendo alle mamme di riprendere il lavoro e alle famiglie di risparmiare i costi di strutture private e baby sitter a cui affidare i bambini, per un valore compreso tra i 496 milioni e gli 1,3 miliardi di euro.
L’importanza di tale ricorrenza è dimostrata da una legge apposita, del 2005, la quale prevede che regioni, province e comuni debbano promuovere iniziative ed eventi utili alla “valorizzazione del ruolo dei nonni” e a porre l’attenzione, soprattutto quella dei giovani, sull’importanza del ruolo di nonni e anziani.
Oggi, perciò, ricordate di offrire un pensiero ai vostri nonni!

malati di alzheimer

Insieme ai malati di Alzheimer invecchiano anche i caregivers

Malati di Alzheimer in Italia: la loro condizione influenza anche i familiari.

Il nostro paese è il più longevo d’Europa: se da un lato è bello sapere che gli italiani vivono più a lungo, dall’altro non si può non pensare al problema Alzheimer.
sono circa 600.000 i malati di alzheimer soltanto in Italia e, in vista di un ulteriore invecchiamento della popolazione, è un numero destinato ad aumentare.
Ad invecchiare, però, non sono soltanto i malati: l’età media di un individuo affetto da Alzheimer è ora di 78-79 anni (73 nel 1999), mentre l’età dei caregivers slitta dai 53 anni del 1999 ai 59 anni di oggi! Inoltre, i caregivers dedicano al proprio malato mediamente 4 ore al giorno di assistenza diretta e 10 ore di sorveglianza: tali numeri impongono necessariamente la condizione di disoccupazione del caregivers, che non potrebbe altrimenti permettersi di curare il malato nell’arco della giornata.
Ma un individuo che si sta affacciando alla terza età può permettersi un tale dispiego di energie ed una responsabilità simile nei confronti di un malato?
La condizione degli attuali caregivers, infatti, ha delle ripercussioni notevoli anche sulla salute fisica e psicologica, specialmente nel caso delle donne: l’80,3% accusa stanchezza, il 63,2% non dorme a sufficienza, il 45,3% afferma di soffrire di depressione, il 26,1% si ammala spesso.
La medicina sta compiendo passi da gigante nello sforzo di trovare una cura efficace contro questo insidioso morbo, tuttavia non bisogna nemmeno dimenticare chi spende la propria vita nell’assistenza ai malati.
La Domus Santa Rita è una struttura specializzata e attrezzata per prendersi cura nella maniera più adeguata dei malati di Alzheimer. L’ambiente che si respira nella nostra casa di riposo non è ospedaliera, come in molte tristi realtà, ma accogliente e familiare, ricca di stimoli e di un personale altamente qualificato che sarà a completa disposizione del vostro caro. Gentilezza, affabilità, rispetto e conforto non mancano mai alla Domus Santa Rita.
Visita la nostra struttura o chiedi informazioni al numero: 06 913423 .
Ti aspettiamo!

caregivers

Alzheimer, il dramma dei caregivers

Il mondo sta invecchiando: è ciò che emerge dagli ultimi studi, che offrono un quadro sempre più sconsolato della situazione non soltanto italiana ma di tutto il mondo.
Nel nostro paese, il più longevo d’Europa, gli affetti dal morbo di Alzheimer sono circa 600mila e si tratta di un numero destinato a crescere: secondo l’Adi (Alzheimer’s Disease International) la stima è che nel 2015 ci siano stati nel mondo 9,9 milioni di nuovi casi, uno ogni 3,2 secondi, il 30% in più rispetto al 2010.
L’aumento dei casi e dell’incidenza del morbo di Alzheimer conduce necessariamente ad un impatto sempre più gravoso sulle famiglie, che si trovano a fronteggiare situazioni di disagio e frustrazione. Spesso, prendersi cura di un malato di Alzheimer comporta non poche problematiche in altri aspetti della vita dei cosiddetti caregivers, costretti a dividersi tra il lavoro e la cura del malato, rinunciando magari a svaghi ed hobby.
L’età media dei cosiddetti caregiver – coloro che prestano assistenza, spesso appunto familiari – è salita dai 54,8 anni nel 2008 ai 59,2 di oggi. Dedicano ai malati mediamente 4,4 ore al giorno di assistenza diretta e 10,8 ore di sorveglianza.
Ma la drammatica situazione dei caregivers non si esaurisce qui: l’80,3% accusa stanchezza, il 63,2% non dorme a sufficienza, il 45,3% afferma di soffrire di depressione, il 26,1% si ammala spesso.
Tali conseguenze derivano dall’impegno estremamente gravoso che la malattia di Alzheimer comporta, un impegno che, in mancanza di assistenza professionale e preparata, rischia di portare a condizioni di forte tensione, malcontento, infelicità, disagio.
In queste situazioni, la richiesta di aiuto presso una struttura rappresenta la scelta più saggia da fare: in case di cura come la Domus Santa Rita, è possibile trovare un personale altamente qualificato, capace di accogliere ed assistere il tuo caro con sensibilità e professionalità.
Contattaci per ricevere tutte le informazioni di cui hai bisogno!

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Parkinson e Alzheimer, una speranza da nuovi farmaci

Parkinson e Alzheimer, una recente ricerca apre nuove speranze per la lotta contro le malattie neurologiche.
A distanza di quasi un mese dalla giornata dedicata all’Alzheimer, il morbo che nel nostro Paese vede ammalarsi una persona ogni dieci minuti, giunge una notizia ricca di speranza.

Una notizia che potrebbe portare a risultati importantissimi non soltanto nella battaglia contro questa odiosa malattia, ma anche su altri tipi di degenerazione neurologica quali il Parkinson: un farmaco in grado di prevenire e contrastare la morte delle cellule cerebrali.
La notizia giunge dall’Inghilterra e si propone come un punto di svolta nella ricerca di farmaci per il controllo e la prevenzione del morbo di Alzheimer.
La ricerca si basa su delle proteine “piegate male”, che smettono di operare determinando anche la morte di altre proteine fondamentali per il cervello. Questa volta, anziché tentare gli approcci tradizionali, si è cercato di riattivare la produzione di proteine, sbarrando la strada al morbo.
L’effetto positivo del trattamento sulle cavie animali è sorprendente, a detta di Giovanna Mallucci dell’Università di Leicester, a capo della ricerca: i topi trattati erano completamente protetti dalla malattia. Sebbene gli effetti collaterali siano ancora piuttosto duri e il trattamento sia effettuabile solo su cavie animali, le premesse sono molto convincenti. Bisognerà attendere ancora un decennio perché tali risultati possano tradursi sull’uomo, ma tanto basta a infondere nuova speranza sul nostro futuro, che immaginiamo sempre più libero dalla minaccia delle malattie neurodegenerative.

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Alzheimer, i ricordi si perdono ma le emozioni restano

Alzheimer: una delle malattie più terribili e invalidanti del nostro secolo. Ci porta via i ricordi… ma non le emozioni!

Quando si ha un caso di Alzheimer in famiglia, spesso tendiamo a sentirci impotenti e frustrati per la difficoltà di interazione con il malato. Ogni nostra azione sembra avere un impatto insignificante, e questo perché il morbo di Alzheimer ruba al nostro caro quanto di più prezioso possiede: i ricordi.
Recenti studi, però, hanno rilevato che, nonostante il malato abbia difficoltà a memorizzare ciò che gli accade, le emozioni suscitate in lui permangono e influenzano a lungo il suo stato d’animo.
La notizia è emersa dal lavoro dei ricercatori della University of Iowa, guidati da Justin Feinstein e il cui studio è stato pubblicato su Pnas. Effettuando delle analisi su cinque soggetti affetti da un disturbo neurologico raro, caratterizzato dal danneggiamento dell’ippocampo (responsabile della trasformazione dei ricordi da breve a lungo termine), si è infatti scoperto che, se sottoposti a dei test volti a sondare ricordi ed emozioni suscitate in loro da alcuni video, di contenuto triste o allegro, le emozioni suscitate da tali esperienze duravano più a lungo rispetto ai ricordi stessi di quanto avevano visto. Anche dopo aver dimenticato il contenuto dei video, le sensazioni provate continuavano ad influenzare il loro stato d’animo.
Ciò non può che essere una spinta positiva per caregivers e familiari: una visita, una telefonata, un momento di allegria vissuto insieme non saranno ricordati dal proprio caro, ma la gioia e la serenità trasmessa resteranno a lungo!

spiritualità per gli anziani

Spiritualità per gli anziani casa di riposo Domus Santa Rita

La spiritualità per gli anziani è un valore importantissimo per migliorarne la qualità della vita.

Prendersi cura di una persona anziana non significa soltanto dedicarsi alla sua salute fisica: un’importanza fondamentale ricopre anche il lato spirituale, la cui coltivazione aiuta a contrastare la depressione e la stagnazione emotiva che in genere colpisce coloro che si affacciano alla terza età.
Ciò si manifesta soprattutto attraverso la religiosità, un aspetto fondamentale per la vita dell’anziano da cui si può trarre un valido aiuto nel mantenere intatto il senso della propria
identità. Attraverso la religione, infatti, l’individuo avverte un senso di appartenenza ad un’entità spirituale che rende tollerabili gli errori e le rinunce compiute nel corso della propria vita, percependo al tempo stesso un senso di speranza per il futuro.
Non è perciò da trascurare l’apporto positivo che la religione offre alla salute psico-fisica dell’anziano, e a dimostrarlo sono gli studi internazionali che ne documentano gli effetti: non solo si riscontra un’influenza positiva su casi di depressione, ma anche in caso di lutti e avversità, che possono essere affrontati con un maggior sostegno psicologico e morale.
La Domus Santa Rita riconosce il bisogno che ogni anziano ha di sentirsi vicino alla propria dimensione spirituale, e offre servizi sacerdotali in occasione di ogni festa o ricorrenza, oltre alla settimanale messa del sabato.
La Domus Santa Rita è vicina al vostro caro e opera per la serenità ed il benessere dei propri ospiti.
Contattaci per maggiori informazioni!

 

morbo di Alzheimer

Morbo di Alzheimer, il ruolo della famiglia

Il morbo di Alzheimer è un serio problema che affligge la terza età. Ma la famiglia, con il supporto di una struttura adeguata, può fare tanto!

Una delle cose più difficili nella nostra vita e accettare di invecchiare. Quando arriva il momento in cui bisogna fare i conti con una mente non più scattante e con un fisico che non risponde più come vorremmo, si mette in discussione non soltanto la sfera personale ma anche quella relazionale e, in particolare, il rapporto con la propria famiglia. In questo frangente, i propri cari rappresentano un supporto fondamentale per l’anziano, che solo attraverso le attenzioni e la vicinanza dei familiari può ritrovare la serenità e lo stato d’animo giusto per vivere appieno anche questa età della vita.
Tuttavia, quando bisogna confrontarsi con l’insorgere di una malattia, le cose diventano più difficili, non soltanto per l’anziano, ma anche per chi si prende cura di lui. Nel caso di malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer o la demenza senile, la riduzione delle abilità e dell’autonomia personale determina una trasformazione radicale delle condizioni di vita di tutta la famiglia, sia a livello pratico-comportamentale che affettivo-relazionale. E’ necessario prendersi cura costantemente del malato, ogni ambiente deve essere adattato al soggetto allo scopo di evitare aggravamento di disturbi comportamentali o incidenti, e in questo contesto è normale che gli equilibri familiari ne risentano.
Il disagio generato dalla necessità di prendersi cura del malato, la difficoltà di conciliare impegni lavorativi e relazionali, lo stress e la frustrazione legati all’incapacità di comprendere fino in fondo le necessità del proprio caro… tutti questi fattori innescano una serie di dinamiche psicologiche che rischiano di minare l’intero nucleo familiare.
Scegliere una casa di cura, a questo punto, non deve configurarsi come una scelta di abbandono, ma come una decisione dettata dall’amore per il proprio familiare malato. Di primo acchito, siamo portati a biasimare la scelta della casa di cura, soprattutto per l’allontanamento del malato dalla propria casa, ma con un ragionamento più razionale possiamo renderci conto di quanto la situazione possa migliorare, grazie all’aiuto di esperti del settore e di professionisti affidabili.
Domus Santa Rita dispone di una struttura ideale ad accogliere il tuo caro, dotata di tutto ciò di cui un anziano ha bisogno per sentirsi a proprio agio, e il personale è attento, cortese, disponibile all’ascolto: chi opera nella struttura Domus Santa Rita conosce l’importanza del calore umano e di quei piccoli gesti capaci di dare luce anche ai momenti più bui della nostra vita.

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Memofilm, l’uso del cinema contro le demenze

Nonostante i numerosi passi avanti effettuati dalla ricerca negli ultimi anni, attualmente, l’Alzheimer e le altre forme di demenza affliggono ancora milioni di persone in tutto il mondo e le soluzioni farmacologiche e cliniche rappresentano ancora una sfida per la medicina contemporanea, tuttora incapace di fornire una risposta efficace ad uno dei problemi più sentiti della nostra epoca.
Dati gli scarsi risultati, si è cercato parallelamente di realizzare tutta una serie di interventi di tipo non farmacologico, rivolte piuttosto alla cognitività dell’individuo e che si basano su una visione olistica secondo la quale ogni persona si esprime e si realizza in maniera equivalente attraverso il contributo di competenze cognitive, emozionali ed affettive.
Tra i progetti più interessanti troviamo “Memofilm”, nato nel 2008 con la collaborazione tra ASP Città di Bologna e Cineteca di Bologna.
Si tatta di un particolare strumento audiovisivo pensato per il paziente affetto da malattia neurodegenerativa che si propone da un lato di riorientare il paziente rispetto all’ambiente
in cui vive, al tempo della propria storia personale, e dall’altro di contrastare la frammentazione psichica causata dalla malattia, migliorando in questo modo i comportamenti di adattamento.
Grazie alla collaborazione determinante dei familiari dell’assistito e degli operatori sanitari, si ricrea un filmato realizzato con materiali appartenenti all’universo sensoriale, percettivo e affettivo dell’individuo, della durata di circa 15-20 minuti, da sottoporre al paziente quotidianamente. Il filmato dovrebbe produrre stimoli positivi ed utili dal punto di vista cognitivo, ma anche se non sono stati osservate variazioni significative in questo senso nei casi analizzati, importantissimi sono i risultati osservati nell’evoluzione del BPSD (Behavioral and Psychological Symptoms of Dementia). Si è, infatti, rilevata un’alterazione del punteggio NPI nei soggetti sottoposti alla visione del Memofilm: nella maggior parte dei casi si è assistito ad una diminuzione del punteggio NPI, anche a seguito di un mese di sospensione della visione del Memofilm.
Dodici pazienti su tredici sono stati in grado di riconoscere persone, oggetti e situazioni rappresentate nel Memofilm e il riconoscimento della propria abitazione ha prodotto la cessazione del delirio di fuga in un caso singolo e il miglioramento di comportamenti iterativi e inadeguati in tre casi.
Lo strumento è utile anche per valutare il logoramento psico-fisico prodotto dal BPSD sui caregivers e sulle figure professionali che prestano assistenza ai malati di demenza, che dimostrano nella maggior parte dei casi una riduzione dello stress a seguito della visione del memofilm.
In conclusione, il progetto sembra mostrare risultati prevalentemente positivi e potrebbe aprire altri percorsi capaci di unire arte e scienza e di offrire un contributo importante nell’ambito di problematiche sentite anche dal punto di vista sociale, proprio come nel caso dell’Alzheimer e delle demenze.

Depressione

Depressione, l’anticamera dell’Alzheimer

Tra i disturbi più diffusi della terza età non vi sono soltanto le malattie neurodegenerative, ma anche qualcosa che spesso tendiamo a sottovalutare: stiamo parlando della depressione che, in base ad una ricerca di qualche anno fa, è da considerarsi l’anticamera dell’Alzheimer.
L’insorgere della depressione nell’anziano è determinata da una serie di fattori concatenati, che possono riguardare aspetti sociali, psicologici e biologici dell’individuo. Lutto, riduzione del ruolo sociale, disabilità, ma anche presenza di un dolore fisico continuo, insufficienza circolatoria a livello cerebrale o malattie come diabete e ipertensione: questi sono solo alcuni dei motivi che predispongono l’anziano alla depressione, dunque la diagnosi può presentarsi estremamente complicata in virtù della variabili individuali dei fattori di rischio.
Parte della difficoltà di identificare la depressione nell’anziano è data dal fatto che molti sintomi chiave sono spesso presenti anche nel normale processo di invecchiamento.
Un’attenzione particolare va data al comportamento dell’anziano, che può manifestare una tristezza persistente di due o più settimane e un calo di interesse generale, ma segnali importanti sono dati anche dalle ripercussioni del disturbo sul corpo, che si manifestano con alterazioni dell’appetito, del peso corporeo e del sonno. Inoltre, la depressione senile si manifesta in maniera più intensa rispetto a quella degli adulti giovani, con tendenza a ricadute e alla cronicizzazione due volte più elevata, e nel tempo tendono ad evolvere in vere e proprie demenze, dei quali la depressione spesso non è che uno stadio molto precoce. In base a tali osservazioni, si è ipotizzato che trattando la depressione si possa anche diminuire l’incidenza dei disturbi cognitivi poiché, permettendo all’anziano di recuperare il proprio funzionamento individuale e sociale, vi è uno stimolo sulla plasticità cerebrale e quindi sulle facoltà mentali. I farmaci antidepressivi più recenti si presentano infatti più ricchi rispetto a quelli tradizionali, in quanto non solo aumentano i livelli sinaptici di serotonina ma influiscono anche sui neurotrasmettitori, con conseguente miglioramento dei sintomi cognitivi quali memoria, attenzione e focalizzazione.
Presso la Domus Santa Rita, l’aspetto sociale e psichico dell’anziano è tenuto in grandissima considerazione, e l’ospite è sollecitato, attraverso attività anche collettive, a tenere in
allenamento costante corpo e mente; i farmaci rappresentano soltanto un aiuto a quella che è la vera e propria cura per depressione e per disturbi cognitivi: la vita!