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Alzheimer, il dramma dei caregivers

Il mondo sta invecchiando: è ciò che emerge dagli ultimi studi, che offrono un quadro sempre più sconsolato della situazione non soltanto italiana ma di tutto il mondo.
Nel nostro paese, il più longevo d’Europa, gli affetti dal morbo di Alzheimer sono circa 600mila e si tratta di un numero destinato a crescere: secondo l’Adi (Alzheimer’s Disease International) la stima è che nel 2015 ci siano stati nel mondo 9,9 milioni di nuovi casi, uno ogni 3,2 secondi, il 30% in più rispetto al 2010.
L’aumento dei casi e dell’incidenza del morbo di Alzheimer conduce necessariamente ad un impatto sempre più gravoso sulle famiglie, che si trovano a fronteggiare situazioni di disagio e frustrazione. Spesso, prendersi cura di un malato di Alzheimer comporta non poche problematiche in altri aspetti della vita dei cosiddetti caregivers, costretti a dividersi tra il lavoro e la cura del malato, rinunciando magari a svaghi ed hobby.
L’età media dei cosiddetti caregiver – coloro che prestano assistenza, spesso appunto familiari – è salita dai 54,8 anni nel 2008 ai 59,2 di oggi. Dedicano ai malati mediamente 4,4 ore al giorno di assistenza diretta e 10,8 ore di sorveglianza.
Ma la drammatica situazione dei caregivers non si esaurisce qui: l’80,3% accusa stanchezza, il 63,2% non dorme a sufficienza, il 45,3% afferma di soffrire di depressione, il 26,1% si ammala spesso.
Tali conseguenze derivano dall’impegno estremamente gravoso che la malattia di Alzheimer comporta, un impegno che, in mancanza di assistenza professionale e preparata, rischia di portare a condizioni di forte tensione, malcontento, infelicità, disagio.
In queste situazioni, la richiesta di aiuto presso una struttura rappresenta la scelta più saggia da fare: in case di cura come la Domus Santa Rita, è possibile trovare un personale altamente qualificato, capace di accogliere ed assistere il tuo caro con sensibilità e professionalità.
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