L’ Alzheimer: una condizione che colpisce 55 milioni di persone nel mondo.

Ogni 3 secondi, nel mondo si registra un nuovo caso di demenza. Si tratta di una condizione che colpisce oltre 55 milioni di persone e la forma di demenza più comune è quella dell’ Alzheimer.

Spesso i termini “demenza” e “Alzheimer” vengono erroneamente utilizzati come sinonimi, ma esiste una differenza basilare.
La prima è un’espressione più ampia, usata per descrivere le condizioni causate da lesioni cerebrali o malattie che influenzano negativamente la memoria, il pensiero e il comportamento.
L’Alzheimer, invece, è una malattia specifica a decorso cronico e progressivo e rappresenta, come già detto, la causa più comune di demenza.

L’ Alzheimer

Questa patologia, prende il nome dal neuropatologo Alois Alzheimer, che nel 1907 ne descrisse per primo le caratteristiche.
Il suo studio si concentrava su soggetti che presentavano un tessuto cerebrale con riduzione delle cellule nervose e placche senili visibili anche a occhio nudo.
Si è potuto, quindi, osservare come la malattia di Alzheimer si evolve distruggendo lentamente le cellule del cervello.
Ciò provoca un deterioramento irreversibile di tutte le funzioni cognitive fino a compromettere l’autonomia e la capacità di compiere le normali attività quotidiane.

I sintomi

I sintomi possono essere di diverso genere e variare da persona a persona.
Sicuramente, tra i sintomi più diffusi, che rappresentano i primi segnali di allarme, ritroviamo la perdita della memoria.
Nello specifico, possono verificarsi anche deficit di linguaggio, nel riconoscimento di oggetti e disorientamento spaziale e temporale.
Questa condizione rende, chiaramente, difficoltosa l’esecuzione delle attività quotidiane in autonomia.

Altri sintomi molto comuni possono essere di tipo comportamentale come agitazione, ansia e depressione che con il tempo vanno ad aggravarsi.

I fattori di rischio

Possiamo individuare due tipologie di fattori di rischio: “modificabili” e “non modificabili”.

Per fattori non modificabili, intendiamo l’età (poiché dopo i 65 anni c’è una maggiore predisposizione), la storia familiare e la genetica.

Per fattori di rischio modificabili, invece, intendiamo tutte le dinamiche che, se controllate, possono essere collegate ad un minor rischio di peggioramento cognitivo.
Tra questi c’è lo stile di vita: fumo, alcol, carenza di vitamine, scarsa attività fisica o altre attività di svago (fisiche, mentali e sociali), una bassa scolarità e uno stile alimentare poco sano.

L’impatto sulla famiglia

Si può dire che l’Alzheimer non colpisca mai una sola persona ma un’intera famiglia.
Infatti, a causa della complessità della malattia e del suo carattere degenerativo, la famiglia di chi ne è affetto può risentirne duramente.

Con il passare del tempo, il malato avrà necessità di un’assistenza sempre più intensa e persistente.
I familiari dovranno, quindi, pianificare le modalità di sostegno più appropriate, organizzare il tempo da destinare alla sua sorveglianza, alla sua cura e conciliare il tutto con gli altri impegni familiari e di lavoro.

Un altro aspetto su cui focalizzare l’attenzione è anche il fattore psicologico dei familiari che sono chiamati a gestire il malato.
Un esempio è la sofferenza derivata dalla dolorosa sensazione di star perdendo una persona che fino a poco tempo prima rappresentava un pilastro della famiglia.

Chiedere assistenza

Quando in famiglia esistono casi di malattie degenerative, non si pensa immediatamente ad un aiuto esterno, magari di una casa di riposo, perché tale decisione spesso si configura come una scelta di abbandono.

Pur di assistere domiciliarmente i proprio cari, infatti, le famiglie vanno ben oltre le loro effettive possibilità, generando un disagio e una frustrazione sempre maggiori, tanto per il caregivers quanto per il malato stesso.

Oggi, esistono tante strutture residenziali per anziani con efficaci programmi di accoglienza e con un personale preparato e attento a tutte le esigenze del degente.

Presso queste strutture è possibile trovare un aiuto valido e professionale, che può rendere l’ingresso all’anziano meno traumatico e più sereno.

Presso la casa di riposo Domus Santa Rita, ad assistere gli ospiti vi è un personale altamente qualificato, educato e presente, ma soprattutto dotato di grande sensibilità e capace di instaurare con l’anziano un vero e proprio rapporto affettivo, fatto di vicinanza, sicurezza, di calore umano.

 

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