Predisposizione genetica all’Alzheimer, cosa si può fare

Il morbo di Alzheimer è tristemente noto per la tuttora attuale assenza di una cura. Ecco perché chi scopre di essere geneticamente predisposto a questa subdola malattia potrebbe vivere con profondo sconforto l’eventualità di ammalarsi e di perdere gradualmente la propria autonomia.

Tuttavia, è importante sapere che molto si può ottenere sul fronte della prevenzione, e che attraverso piccoli accorgimenti quotidiani ed un concreto impegno fisico e mentale, possiamo davvero tenere l’Alzheimer a distanza.
Diversi studi clinici hanno già osservato il ruolo primario della dieta mediterranea in questo senso, essendo composta in prevalenza da cereali integrali, olio di oliva, verdura in foglie e frutta. Un’ulteriore conferma giunge una nuova ricerca condotta dai medici finlandesi Miia Kivipelto e Alina Solomon, denominato FINGER e durato due anni, i cui risultati sono stati resi pubblici su JAMA Neurology nel Gennaio di quest’anno.
Il campione di circa 1.000 pazienti, di età compresa fra 60 e 77 anni, cui era stato diagnosticato un disturbo della memoria, è stato suddiviso in due gruppi: rispettivamente gruppo A sono stati inclusi i soggetti cui sono stati forniti consigli regolari (regular counseling) sullo stile di vita, mentre nel gruppo B quegli stessi consigli sono stati particolarmente rinforzati da un programma più intenso di esercizi fisici e cognitivi (enhanced counseling). Questi ultimi, parallelamente, venivano sottoposti ad una intensa sorveglianza per la prevenzione di rischi cardio-vascolari.
I primi rilevamenti hanno mostrato un significativo incremento del rischio di declino cognitivo nei soggetti del gruppo A rispetto a coloro che avevano ricevuto l’enhanced counseling. Particolarmente incoraggiante il fatto che a tale gruppo B partecipavano circa 360 persone portatrici del gene APOE4, un fattore geneticamente predisponente alla malattia, eppure sono stati proprio questi soggetti a riportare i risultati migliori.
Questo studio insegna che uno stile di vita equilibrato ed un intenso ed accurato esercizio fisico e cognitivo possono contrastare efficacemente persino la predisposizione al morbo di Alzheimer.
Il modello di intervento qui esemplificato verrà ora adottato e testato nell’iniziativa World Wide FINGER allo scopo di verificarne gli effetti in differenti popolazioni.