Alzheimer: come impostare la comunicazione?

Tra gli aspetti più complessi che si devono affrontare quando ci si prende cura di una persona affetta da disturbo cognitivo c’è sicuramente la comunicazione.

Dal momento che il declino delle abilità del linguaggio può portare a incomprensioni, conflitti e isolamento, è importante capire come affrontare la comunicazione quando ci si prende cura di un malato di Alzheimer.

Parla lentamente e di una cosa alla volta

Lo stato confusionale tipico della malattia è uno dei motivi che rende complicata la comunicazione con il il paziente. Per questo è bene parlare chiaramente, fare una domanda alla volta e non interrompere quando è lui a parlare.

Utilizza un tono pacato e gentile

Per non agitare il malato cerca di parlargli nel modo più calmo e tranquillo possibile, con lo scopo di creare un contatto emotivo. Mentre parli, soprattutto se il tuo familiare o paziente è in fase avanzata, puoi cercare un contatto fisico, appoggiando una mano sulla spalla o tenendogli la mano.

Dedicati esclusivamente alla comunicazione

Generalmente chi soffre di Alzheimer ha grosse difficoltà a svolgere due attività in contemporanea. Quindi è bene concentrarsi esclusivamente sulla comunicazione, senza richiedergli sforzi per svolgere altre attività.

Non correggerlo

Tendenzialmente è bene non correggere grammaticalmente il malato. Solo se non si è in grado di capire il senso della frase pronunciata, è il caso di intervenire. In questo frangente è bene aiutare il malato di Alzheimer a trovare la parola chiave del discorso, per tranquillizzarlo e non farlo agitare.

Scegli il contesto giusto

Anche il contesto e gli spazi hanno la loro importanza. È bene scegliere un luogo di comunicazione ben illuminato e senza troppe “distrazioni”. Il consiglio è di porsi alla sua stessa altezza e a una distanza non superiore al metro e mezzo, così da permettergli di seguire con più facilità la conversazione.

Rispetta i momenti “no”

Se il malato rifiuta di parlare o di rispondere, insistere potrebbe causare un inutile senso di stress, rendendo più difficile riallacciare il contatto. Inoltre, se non si è di buon umore, è meglio aspettare un altro momento per parlare per non trasmettere i propri nervosismi.

Comunicazione non verbale

Abbiamo già detto quanto sia importante dimostrare, anche con i gesti, la vicinanza e l’interesse verso il malato mentre gli si parla. Le nostre espressioni, il tono della voce, il modo di muoverci vengono percepiti da chi ci sta di fronte, anche nella fase intermedia  della malattia, e perciò vanno curati. Nella fase avanzata, quando il malato non è più in grado di comunicare una soluzione per avere un’interazione è ascoltare insieme la musica.

 

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