Il prurito senile: cos’è e come combatterlo.

Il prurito rappresenta un problema piuttosto comune tra le persone anziane.
Si stima che ne soffra circa il 64% della popolazione al di sopra dei 65 anni d’età e che sia più frequente nelle donne.
Spesso perché sottovalutato o erroneamente auto medicato, il problema del prurito non viene risolto e va avanti per molto tempo.
In alcuni casi esso può essere così intenso e ricorrente da influire pesantemente sulla qualità della vita della persona che ne soffre. Le conseguenze sono agitazione, irritabilità, insonnia, perdita di peso, difficoltà nella concentrazione e perfino depressione.
Di cosa si tratta
Il prurito può essere definito come una sensazione spiacevole percepita a livello cutaneo che evoca il desiderio di grattarsi. Può coinvolgere una o più aree del corpo e può essere di intensità mite, modesta o importante. Inoltre può andare incontro a periodi di remissione e ripresentarsi nel tempo.
L’azione di grattarsi inizialmente arreca sollievo da questo fastidiosissimo sintomo, ma successivamente innesca un circolo vizioso in cui si ha il rilascio di mediatori dell’infiammazione.
Le cause non sono sempre facili da individuare, poiché possono essere molteplici. In alcuni casi il prurito è determinato da malattie della pelle, in altri è causato da farmaci, oppure ha un’origine psicosomatica. In altri è semplicemente dovuto ad un’eccessiva secchezza della pelle, ed è il caso del cosiddetto prurito senile.
Il prurito senile
Il prurito senile è la causa più frequente di prurito nelle persone anziane.
In circa l’85% dei casi il prurito è dovuto alla condizione in cui la pelle si presenta particolarmente secca, ruvida, sottile, disidratata e alipidica.
Possibili rimedi

Il trattamento della Xerosi prevede il ripristino del normale stato di idratazione della pelle e dei lipidi mancanti, allo scopo di eliminare il prurito e di prevenire lesioni ed arrossamenti.

Il primo fondamentale step è rappresentato dalla detersione, che non consiste in una semplice rimozione dello sporco ma in un vero e proprio intervento terapeutico. La detersione con acqua calda asporta circa l’80% dei lipidi presenti sulla pelle e i detergenti neutri alterano il ph della cute, facendolo virare verso l’alcalinità.
Il ph fisiologico della nostra pelle è infatti tendenzialmente acido, ed è proprio questa sua caratteristica che la protegge dalle aggressioni esterne.
L’igiene adatta

Un bagno caldo e l’uso di saponi neutri, contrariamente a quanto si pensi, possono peggiorare lo stato di disidratazione della pelle. Per questo, al bagno è preferibile una rapida doccia con l’utilizzo di detergenti specificamente formulati per detergere ed allo stesso tempo idratare le pelli mature.

L’igiene senza risciacquo si esegue con prodotti specifici, anche essi arricchiti con oli carrier, acidi grassi, aminoacidi e creatina, che permettono di eseguire un’igiene perfetta e completa.
Diversi studi dimostrano che essa previene inoltre arrossamenti, lesioni e problematiche della pelle, preservando l’integrità della cute e quindi la sua funzione di barriera.
Dopo la detersione va applicata una crema iperlipidica, specifica per le pelli mature, che restituisca alla pelle i lipidi persi con la detersione, ristabilendo così la normale idratazione e la funzione di barriera della pelle.
Se il prurito è localizzato nelle zone genitali e la persona soffre di incontinenza urinaria o fecale, il prurito potrebbe essere dovuto all’azione irritante delle urine e delle feci.
In questi casi è consigliato l’utilizzo di una crema barriera, che, agendo appunto come una barriera, impedisca alle feci e alle urine di entrare in diretto contatto con la cute, evitando che si verifichi l’irritazione che, in questi casi, è la causa del prurito.

Anziani e incontinenza.

I problemi urinari negli anziani sono molto frequenti, ma spesso gli stessi anziani rifiutano di confessarli per il senso di vergogna.
Tuttavia questa condizione, se affrontata con tempestività, può essere efficacemente risolta.

Statisticamente, sono soprattutto gli uomini a non accettare questo problema.
La convinzione è quella di perdere la propria autonomia e virilità.
Invece la malattia colpisce la popolazione maschile con una frequenza maggiore di quanto si è propensi a credere.

Cause e sintomi

Parlare del problema è solo il primo passo verso la guarigione. Le prime perdite di urina, anche se minime, vanno subito segnalate al dottore, perché possono nascondere cause molto diverse tra loro: potrebbe trattarsi di una banale infezione delle vie urinarie o un invecchiamento della vescica, ma molto spesso l’incontinenza è dovuta a un’ipertrofia prostatica.
L’incontinenza, poi, può manifestarsi con caratteristiche diverse da persona a persona: se le perdite di urina sono precedute da uno stimolo improvviso si parla di incontinenza da urgenza, mentre se sono associate a sforzi, come un colpo di tosse o attività fisiche, si parla di incontinenza da sforzo.

Rimedi

I primi esami cui sottoporsi sono volti a escludere la natura infettiva del problema. Quindi, si procede registrando un diario minzionale, in cui il malato annota ogni giorno con quanta frequenza fa la pipì. Se gli accertamenti individuano che alla base dell’incontinenza c’è una vescica iperattiva o un’ipertrofia prostatica benigna la terapia farmacologica può essere già risolutiva.
Se invece le perdite compaiono dopo un intervento di asportazione della prostata, si agisce subito con la riabilitazione, che favorisce il recupero della continenza: i risultati sono garantiti e molti risolvono il problema nel giro di pochi mesi.

Anziani e gonfiore alle gambe.

Una sensazione comune che le persone hanno durante l’età avanzata è la pesantezza delle gambe, che spesso risultano gonfie e dolenti.

Questa condizione è dovuta solitamente ad un periodo prolungato di inattività o alle temperature elevate.
Nelle persone anziane si accompagna il più delle volte all’insufficienza venosa, una patologia del tutto comune. Può essere causata anche da patologie del sistema articolatorio: in questo caso il gonfiore sarà più facilmente concentrato sull’articolazione interessata.

Conoscere i fattori di rischio delle gambe dolenti costituisce un primo importante passo per evitare le conseguenze più gravi e vivere serenamente la vecchiaia.

L’edema agli arti inferiori è molto frequente in età avanzata, ma gli anziani possono adottare delle strategie per ridurre i sintomi. Innanzitutto, le persone possono agire sul proprio stile di vita, tenendo sotto controllo il peso corporeo ed eseguendo visite periodiche dal proprio medico curante.

Fare una passeggiata

Una lieve attività fisica praticata quotidianamente può aiutare il sistema cardiocircolatorio, mantenendo la pressione nei livelli normali e favorendo l’attività vascolare. L’ideale è fare una passeggiata al mattino e una alla sera, in modo che il movimento non diventi mai uno sforzo per il corpo ma sia parte della vita quotidiana.

Andare in bici o fare nuoto

Camminare e andare in bicicletta sono ottime abitudini, ma anche il nuoto e gli esercizi in acqua sono di grande sollievo agli arti inferiori. Inoltre, l’acqua svolge un efficace massaggio sulle gambe, sia quando si nuota che quando si cammina in acqua.

Dedicarsi alla riabilitazione

Nei giorni in cui il dolore costringe il paziente a letto è sufficiente l’attività di riabilitazione. È fondamentale eseguirla con l’assistenza di un operatore sanitario o anche di un membro della famiglia ben istruito sulla terapia necessaria.

Percorso vascolare

A questo proposito, si dimostra molto utile il percorso vascolare, un trattamento che consiste nel camminare in due vasche con acqua bassa a temperatura calda e fredda: in questo caso, all’idromassaggio si aggiunge l’azione delle diverse temperature, benefica per la circolazione sanguigna negli arti inferiori.

Quando la condizione delle gambe dolenti si fa più grave, per esempio nel caso di traumi e lesioni muscolari, la sicurezza degli anziani è più a rischio. Dopo un trauma o una lesione, provocati da una caduta o da un cedimento, il paziente potrebbe non godere della completa autonomia e perdere l’abitudine a muoversi: allora il medico potrà consigliare alcune cure a base di farmaci, per il dolore, e la fisioterapia per il recupero del controllo motorio. La riabilitazione richiederà un certo tempo e potrebbe essere seguita dall’adozione di strumenti che aiutino il paziente nella deambulazione, in modo da garantire sia la sicurezza sia un certo grado di autonomia dell’anziano.

Anziani e disturbi d’ansia.

I disturbi d’ansia sono comuni nelle persone anziane e sono fonte di disagio significativo, compromissione funzionale e scarsa qualità della vita.

Si stima che i disturbi di ansia nelle persone con età maggiore di 60 anni raggiungano un picco del 15% e tra questi, il disturbo d’ansia generalizzato sembra essere il più frequente.

Tuttavia, la prevalenza dei disturbi d’ansia nella tarda età è considerata sottostimata a causa delle difficoltà di valutare e diagnosticare l’ansia negli anziani. Infatti, individuare i disturbi d’ansia nella tarda età può essere complicato a causa di una serie di fattori come la diversa manifestazione dei sintomi rispetto all’età adulta, la possibile contemporanea presenza di malattie fisiche e altri disturbi psicologici, nonché cambiamenti di vita che subentrano in questa fascia di età.

Ma quali sono le preoccupazioni delle persone anziane?

Generalmente gli anziani sono preoccupati per il proprio stato di salute e l’insorgenza di malattie spesso invalidanti. Altre preoccupazioni tipiche riguardano solitamente la propria condizione finanziaria, il sentirsi sempre più stanchi e fragili e preoccuparsi per il proprio deterioramento, sentirsi soli, la perdita del coniuge, ecc. Non di rado, tali preoccupazioni assumono un valore sempre più centrale nella vita delle persone anziane così da divenire un disturbo psicologico. A volte, anche in assenza di cause apparenti, l’ansia disfunzionale può presentarsi e compromettere la vita della persona anziana.

Come si manifesta l’ansia nelle persone anziane?

Nelle persone anziane l’ansia sembra manifestarsi in modo leggermente diverso rispetto all’età adulta con caratteristiche cognitive, emotive e somatiche peculiari.

I sintomi d’ansia insorti per la prima volta in età avanzata possono talora configurarsi in modo tale da soddisfare i criteri diagnostici per i Disturbi d’Ansia, secondo il DSM-5, tenendo conto delle specificità riguardanti i sintomi somatici, le malattie mediche concomitanti, la presenza di deficit cognitivi e la depressione.

Un disturbo d’ansia nei pazienti anziani si può presentare con i seguenti sintomi:

  • Tensione muscolare
  • Tremore
  • Irrequietezza
  • Facile stancabilità
  • “Testa pesante”
  • Respiro frequente
  • Palpitazioni
  • Sudorazione
  • Bocca secca
  • Vertigini
  • Nausea
  • Diarrea
  • Vampate di calore
  • Minzione frequente
  • Difficoltà a deglutire
  • Ipervigilanza
  • Iperreattività agli stimoli
  • Difficoltà di concentrazione
  • Turbe del sonno
  • Irritabilità

Non sottovalutare questa condizione: consulta il tuo medico di fiducia per capire come intervenire!

Scegliere una casa di riposo: un gesto d’amore per il proprio caro.

Quando gli anziani hanno esigenze particolari, spesso il supporto familiare non è sufficiente.

Per questo ci si può rivolgere alle case di riposo, dove professionisti e personale medico lavorano insieme per il benessere degli ospiti.

Ogni membro della famiglia è importante: perciò si cerca di proteggere e prendersi cura di quelli più fragili, al meglio delle proprie possibilità.

È in quest’ottica che, in determinate occasioni, si rivela necessario rivolgersi ad una struttura specializzata.

Spesso, tale scelta si configura come un abbandono. Tuttavia, la casa di riposo è una risorsa preziosa, in grado di sollevare il carico fisico ed emotivo che i familiari sono costretti ad affrontare.

I motivi possono essere essere i più disparati: magari perché una persona cara anziana ha subito un’operazione e ha bisogno di aiuto per il proprio recupero fisico, oppure perché in famiglia non ci si può dedicare con costanza ed efficienza a chi si trova in stato di bisogno.

Valida alleata nel prendersi cura di coloro cui si vuole bene, ma che sono fragili e hanno necessità di una cura speciale e professionale, Domus Santa Rita offre numerosi servizi pensati per rendere piacevole il soggiorno dei propri ospiti.

La nostra struttura infatti, presta attenzione al benessere a 360°, prendendo in considerazione la condizione fisica, morale e psicologica.

Affinché l’anziano capisca che le case di cura non sono luoghi di abbandono, devono essere anzitutto i familiari a riconoscere che si tratta di una scelta positiva sia per loro che per l’anziano.

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Lo smog influisce sulle capacità cognitive degli anziani?

Secondo un nuovo studio della Columbia University, l’esposizione allo smog, anche per poche settimane, potrebbe compromettere le capacità cognitive degli anziani.

Per compiere lo studio, i ricercatori hanno preso in esame 954 uomini dell’area di Boston, con un’ età media di 69 anni.

Il team di ricerca, coordinato dall’italiano Andrea Baccarelli, ha esaminato le prestazioni cognitive tramite test cognitivi ripetuti.

Dall’analisi è emerso che l’esposizione ad alti livelli di polveri sottili fino a un mese prima del test, ha causato una diminuzione dei punteggi in una serie di test.
I test effettuati analizzavano memoria e fluidità verbale.

I ricercatori hanno riscontrato effetti simili anche quando la concentrazione delle polveri sottili era rimasta sotto il livello di allerta, indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Sebbene non vi fossero associazioni dirette, gli uomini che hanno assunto FANS, hanno evidenziato meno impatti negativi a breve termine dell’esposizione all’inquinamento atmosferico.

Lo studio ha quindi indicato che l’esposizione a breve termine all’inquinamento, può essere collegata ad alterazioni della funzionalità cognitiva.
Inoltre i farmaci antinfiammatori non steroidei possono modificare questa relazione, probabilmente riducendo l’infiammazione causata nel cervello dal particolato.

Rsa: i dati degli ultimi anni sull’età media degli ospiti.

Gli ultimi dati registrati sostengono che in Italia è aumentata l’età media degli anziani che entrano nelle residenze sanitarie assistite (RSA).

L’età è passata infatti dagli 84 anni del 2013, agli 85 del 2019.
Ed è cresciuto anche il numero degli ospiti che ha bisogno di assistenza per alimentarsi: dal 28,15% del 2016, al 34,07% nel 2019.

Questo è il quadro emerso da un nuovo studio condotto dall’Osservatorio Rsa dell’Università Cattaneo di Castellanza (Varese), i cui risultati sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa.

Lo studio ha evidenziato, inoltre, che l’offerta di posti letto di Rsa in Italia è di gran lunga inferiore rispetto alla media.
“Il 63% delle donne oltre i 50 anni svolge la funzione di caregiver informale nel proprio nucleo familiare.
Ma la struttura della famiglia italiana è cambiata. In futuro ci saranno sempre meno caregiver e aumenterà la pressione sui servizi.”
Queste le parole di Antonio Sebastiano, direttore dell’osservatorio.

Secondo Franco Massi, presidente di Uneba, l’Unione nazionale delle istituzioni e delle iniziative di assistenza sociale, contrapporre assistenza domiciliare e accoglienza residenziale è sbagliato: sono invece due nodi della rete dei servizi per gli anziani. In mezzo, ce ne sono altre, come centri diurni e alloggi protetti. Tutte devono partire dal bisogno e creare delle risposte. Tutte devono avere lo stesso obiettivo: il vivere bene, con le cure appropriate e l’attenzione dovuta, della persona anziana.

La casa di riposo Domus Santa Rita ha come valore fondamentale, il benessere, la salute e il comfort dei propri ospiti.

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Terza dose del vaccino anti COVID-19: il via dal Ministero della Salute.

Il Ministero della Salute comunica l’avvio della somministrazione della terza dose del vaccino anti COVID-19!

La priorità riguarda:

  • soggetti di età pari o superiore agli 80 anni;
  • personale e ospiti dei presidi residenziali per anziani;
  • esercenti le professioni sanitarie e operatori di interesse sanitario a partire dai soggetti di età ≥60 anni, o con patologia concomitante, tale da renderli vulnerabili a forme di COVID-19 grave o con elevato livello di esposizione all’infezione.

Questo è ciò che dispone la circolare del ministero della Salute, firmata dal direttore della Prevenzione Giovanni Rezza.

La somministrazione sarà effettuata dopo almeno 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario.

Come era già noto, il Ministero inoltre precisa che la terza dose sarà con vaccino a mRna e indipendente dal vaccino utilizzato per il ciclo primario.

 

La depressione autunnale negli anziani.

La depressione autunnale è un’alterazione dell’umore che compare solitamente negli anziani durante i mesi autunnali e invernali.
Ma come mai si manifesta in alcuni specifici periodi dell’anno?

L’autunno ha diverse ripercussioni sulle funzioni biologiche del nostro organismo. Costringe infatti il nostro organismo ad adattarsi a ritmi biologici diversi da quelli dei mesi primaverili ed estivi.

Inoltre influenza la secrezione di alcuni neuro-ormoni, come ad esempio la melatonina, l’ormone che regola i momenti di sonno-veglia.

Questo particolare tipo di depressione, ha diversi tratti in comune con la depressione classica.
Di norma, però,  presenta una sintomatologia più lieve proprio perché è limitata nel tempo e non cronica.

Diversi studi scientifici hanno appurato che le persone più sensibili all’intensità della luce, soffrono di più rispetto alle altre la carenza o l’aumento della produzione di melatonina.

Anche la riduzione della serotonina gioca un ruolo rilevante nella depressione autunnale degli anziani.

Bisogna ricordare, però, che anche in questo caso, le riduzioni sono fisiologiche e normali.
Si presentano quindi in tutti gli individui, e solo su alcuni più sensibili o più predisposti ad ammalarsi possono scatenare sintomi particolarmente negativi.

Le terapie consigliate 

Una delle terapie consigliate per gli anziani che soffrono di depressione stagionale viene chiamata «Light Therapy» (Terapia della Luce).

Consiste nel colpire la retina, attraverso strumentazioni apposite, con della luce in grado di modificare la quantità e i ritmi circadiani che regolano la produzione della melatonina.

In ogni caso, il consiglio è sempre quello di contattare il proprio medico di base per valutare una terapia farmacologica adeguata.

Il sistema immunitario negli anziani.

Con l’avanzare dell’età, l’efficienza delle nostre difese immunitarie diminuisce.

Il sistema preposto alla difesa del nostro organismo, infatti, va incontro a una progressiva riduzione della propria capacità protettiva.
Questo fenomeno è conosciuto con il nome di immunosenescenza.

Come conseguenza, il corpo diventa quindi più vulnerabile alle infezioni e agli attacchi di batteri e altri microrganismi patogeni.

Secondo alcuni studi, l’avanzare dell’età è associato alla presenza di uno stato di infiammazione cronica di bassa intensità, situazione che può innescare altri meccanismi patologici.

L’infiammazione sistemica, infatti, viene considerata uno dei fattori di rischio principali per lo sviluppo di malattie legate all’invecchiamento, tra cui quelle che coinvolgono il sistema cardiovascolare.

Anche le mucose e l’epidermide, che rappresentano un’importante barriera del corpo contro le minacce esterne, con il passare dell’età vanno incontro ad alterazioni che ne riducono la funzione difensiva.

In particolare, diminuiscono:

  • l’integrità della pelle, che quindi perde in parte la propria funzione di barriera contro l’esterno
  • la produzione di muco, che è fondamentale per intrappolare piccole particelle e microrganismi patogeni
  • le ciglia, che normalmente tengono gli occhi puliti e liberi da detriti e batteri; diventando meno folte, si riduce il loro effetto protettivo.

Tutte queste alterazioni, nel loro insieme, contribuiscono a rendere la persona anziana più vulnerabile alle infezioni, sia batteriche sia virali.

Sistema immunitario e intestino

Secondo molti studi, anche l’intestino rappresenta un organo fondamentale per garantire la salute dell’organismo.

In particolare, sono i batteri presenti a livello dell’intestino a svolgere questa funzione.

Durante il processo di invecchiamento, si verifica un cambiamento nelle popolazioni batteriche presenti: aumenta il numero di batteri anaerobi dannosi e diminuisce il numero di microrganismi benefici.

Tutte queste alterazioni, unite a modificazioni della dieta e del funzionamento dell’intestino, tipiche dell’età avanzata, provocano uno stato di infiammazione cronica e una maggiore vulnerabilità dell’intestino alle infezioni.

Come invecchiare in modo sano?

Uno degli obiettivi che bisogna tenere a mente è quello di mantenere il più possibile uno stile di vita sano, che comprende attività fisica moderata e dieta equilibrata.

Un’alimentazione sana, infatti, è cruciale, e non solo nelle persone anziane.

Il corretto apporto di sostanze nutritive come vitamine e minerali, per esempio, aiuta il corretto funzionamento della risposta immunitaria.

Per proteggere la salute del sistema gastrointestinale, un valido aiuto è rappresentato da prodotti contenenti probiotici.
Questi prodotti sono studiati per favorire l’equilibrio del microbiota intestinale, e la sua funzione di difesa.

L’utilizzo di probiotici, inoltre, può migliorare lo stato nutrizionale, dato che facilita l’assorbimento di sostanze nutrienti essenziali, come il calcio e il magnesio, sia durante la terza età che in tutto l’arco della vita.