Ginnastica dolce: fondamentale per mantenere un corretto stile di vita negli anziani.

Per mantenere la salute psico-fisica nel tempo è raccomandato svolgere regolarmente alcuni esercizi di ginnastica per anziani anche in casa.

Flessibilità muscolo-scheletrica, capacità motoria e correttezza posturale, questi e molti altri sono i benefici della ginnastica dolce.
Si tratta di un’attività indispensabile per gli anziani, naturalmente predisposti ad uno stile di vita più sedentario.

Questo sport prevede esercizi graduali, che agiscono in maniera mirata su alcuni muscoli: l’obiettivo è allenare il corpo allo sport senza stressarlo in maniera eccessiva.

Vengono quindi eseguiti in serie allungamenti, distensioni, stretching e addominali di vario genere, che lavorano sulla flessibilità del tono muscolare e sulle articolazioni.

Non mancano anche movimenti focalizzati sulla distensione della colonna vertebrale e dei muscoli del collo, che spesso determinano irrigidimenti e mal di schiena.

Ma nello specifico, quali sono i benefici effettivi della ginnastica dolce?

  • rinforza e preserva le articolazioni, migliora la coordinazione, l’equilibrio e l’elasticità, allontana l’ipotrofia muscolare;
  • incrementa la funzionalità di organi e apparati (respiratorio, urinario e cardiocircolatorio);
  • influenza le funzioni cognitive e psichiche, favorisce l’attenzione, il sonno, migliora l’umore e attenua i sintomi ansiosi;
  • aiuta a tenere sotto controllo alcuni fattori di rischio come la pressione arteriosa, il tessuto adiposo in eccesso, i livelli di glicemia e il colesterolo nel sangue, oltre che alleviare molte patologie croniche.

 

Domus Santa Rita: il massimo della sicurezza per il tuo caro.

Con l’arrivo della terza età, molte famiglie si possono trovare di fronte ad una grande difficoltà.

Bisogna prendere atto che il proprio caro possa avere un peggioramento delle sue condizioni psico-fisiche e che, conseguentemente, non riesca più a gestirsi in autonomia.

Subentra quindi la necessità di un sostegno quotidiano, per garantire il massimo della qualità di vita.

Spesso il desiderio di lasciare che il proprio caro passi la terza età all’interno delle mura familiari, influisce sulla scelta legata all’assistenza.

Assumere una badante permette infatti di soddisfare questo aspetto, ma è davvero la soluzione migliore?

Indubbiamente la decisione di assumere una badante presso l’abitazione dell’anziano determina, nello stesso, un cambio di vita meno repentino.

Tuttavia, in questo caso ci sono degli aspetti che non vanno sottovalutati, soprattutto in questo periodo.

In primo luogo, ricorrere ad una badante significa non avere a disposizione l’assistenza medica costante, che invece fornisce una casa di riposo.

Il più delle volte si trova difficoltà anche nell’assumere una persona che corrisponda al profilo desiderato, e che quindi rispetti tutte le esigenze dell’anziano.

Inoltre, trovandoci ancora in emergenza sanitaria, potrebbe rappresentare un rischio portare nelle proprie mura domestiche, uno sconosciuto.

La sicurezza e la professionalità del personale delle case di riposo rappresentano, infatti, aspetti fondamentali per un adeguato soggiorno.
Tutto il nostro staff è dotato di Green Pass per garantire il massimo della protezione a tutti i nostri pazienti.

All’interno della nostra struttura rispettiamo rigidamente e scrupolosamente tutte le norme preventive, per evitare il contagio da Covid-19.

Come prevenire il deterioramento cognitivo.

Per gli anziani la memoria è un bene fondamentale. Conservala può migliorare notevolmente la qualità della vita, perciò occorre saperla allenare.

Sono molte le cause legate alla perdita della memoria, sia a breve che a lungo termine, e quasi tutte dipendono dall’età e da problemi ad essa collegati.

Il deterioramento cognitivo lieve può essere un indicatore precoce della malattia di Alzheimer.
Tale condizione provoca un deterioramento della memoria progressiva, insieme ad evidenti problemi di orientamento.

Esistono però delle buone abitudini che possono contribuire a prevenire questo problema:

  • mantenere una corretta alimentazione;
  • rispettare un rapporto veglia/sonno adeguato;
  • condurre attività fisica costante;
  • mantenere una vita sociale attiva e soddisfacente.

Il cervello funziona in maniera simile agli altri muscoli, di conseguenza, più viene impiegato e più facilmente resterà in forma a lungo.

Uno strumento molto importante in questi casi è la cosiddetta stimolazione cognitiva, un insieme di tecniche tese ad allenare e a rafforzare le capacità cognitive del paziente, tra cui attenzione, memoria, linguaggio e funzioni esecutive.

Ecco quindi qualche consiglio.

  • È importante stimolare l’assistito a dedicarsi quanto più possibile ai propri interessi e hobby, invogliandolo a praticare attività che tengano allenata la mente
  • Supportare l’anziano nella pratica dell’attività fisica. Sono tante le ricerche che hanno evidenziato il collegamento tra esercizio fisico e funzionalità cerebrali
  • Seguire una dieta sana ed equilibrata; in tal senso il modello mediterraneo è quello più indicato. È molto importante, invece, limitare il consumo di alcolici.

 

Contattaci per maggiori informazioni o per ricevere la nostra assistenza specializzata!

L’importanza degli spazi verdi nelle strutture per anzini.

Oggi la progettazione dell’ambiente diventa una parte integrante della qualità dell’assistenza.

Si è visto infatti che l’ambiente  può influire sul benessere psico-fisico della persona, soprattutto se in questo luogo vengono trascorse molte ore del giorno.

Un ambiente confortevole, sicuro, tranquillo, esteticamente curato e simile all’ambiente domestico è quindi quello che si dovrebbe ritrovare nelle strutture che si occupano di anziani.

Una persona anziana, che soffre di demenza, in un ambiente chiuso, cupo e rumoroso non può che chiudersi ancora di più e aderire al ruolo di malato che anche l’ambiente sembra conferirgli.

Ecco perché le strutture per anziani hanno iniziato ad aderire ad un nuovo modello di assistenza.

Si è visto infatti che la presenza di spazi aperti attrezzati all’interno delle strutture, migliorino drasticamente il soggiorno degli anziani.

L’anziano così può muoversi liberamente in sicurezza a contatto con la natura, migliorando il benessere psicofisico e  la qualità della vita.

Gli effetti positivi sono stati riscontrati soprattutto nel miglioramento dello stato di ansia, agitazione e aggressività.
Le attività all’aria aperta infatti, fanno diminuire  l’apatia e la tristezza favorendo il movimento della persona.

La casa di riposo Domus Santa Rita, è da sempre attenta a questo importante aspetto.

La presenza di ampi spazi verdi è infatti un grande punto di forza della struttura, studiata e migliorata negli anni per garantire il massimo del comfort a tutti gli ospiti.

Contattaci per conoscere tutti i servizi offerti!

 

 

Anziani e reumatismi.

Le malattie reumatiche nell’anziano sono un fatto ricorrente.
Si tratta di un insieme di diverse patologie, la cui caratteristica comune è un’infiammazione ad articolazioni, tendini o muscoli.
In Italia sono 5.500.000 le persone che ne soffrono.

Nel corso degli anni sono state proposte diverse classificazioni nel tentativo di fare chiarezza e distinguere meglio i vari disturbi. Tra le forme di reumatismo più diffuse, ritroviamo sicuramente:

  1. Artrosi

    la forma più diffusa tra le persone con più di 40 anni ed è caratterizzata dall’alterazione della cartilagine che favorisce i movimenti delle articolazioni.

  2. Artriti primarie

    patologie accumunate dall’infiammazione alle guaine tendinee e alle membrane sinoviale, cioè quelle strutture che rivestono i tendini per ridurre l’attrito e preservarli dall’usura.

  3. Artropatie da microcristalli e dismetaboliche

    quando si depositano minerali nel tessuto delle articolazioni e provocano un’infiammazione, un esempio che forse già conosci è la gotta.

Prevenire le malattie reumatiche non è semplice, anzi spesso è quasi impossibile, poiché hanno a che fare soprattutto con un fattore genetico e con l’avanzare dell’età. Ci sono però alcuni cambiamenti nel tuo stile di vita che puoi adottare, per mantenere il tuo corpo in salute più a lungo e ridurre l’usura di ossa e articolazioni.

Il primo accorgimento è relazionato  al peso: il grave sovrappeso e l’obesità aumentano il carico che la colonna vertebrale e le ginocchia devono sopportare, perciò saranno più esposte a eventuali infiammazioni. Cerca quindi di praticare attività fisica con regolarità e di mantenere un regime alimentare vario ed equilibrato. Anche proteine, vitamine e sali minerali assunti attraverso gli alimenti sono molto importanti per rafforzare il tuo scheletro.

Un’altra buona abitudine è quella di smettere di fumare. Le sostanze tossiche contenute nelle sigarette sono legate a malattie come l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico e altre patologie autoimmuni.

È importante poi concedersi i il giusto riposo dopo periodi di forte stress, che rendono l’organismo più debole di fronte all’attacco di virus e lo espongono all’insorgere di infiammazioni.

Infine, è importante non dimenticare la crema solare quando ci si espone al sole: i raggi UV fanno bene alle ossa, certo, ma nella giusta quantità.

Inappetenza negli anziani: come intervenire?

L’inappetenza è un sintomo tipico della terza età, molto comune soprattutto in estate.
Il disturbo si manifesta con una radicale diminuzione dell’appetito accompagnata, nella maggior parte dei casi, da un senso di repulsione verso il cibo.
La prima, inevitabile, conseguenza è un calo di peso, che può anche condurre ad un deperimento psicofisico per la mancanza di sostanze nutritive fondamentali.

La malnutrizione sembra essere, infatti, una delle cause principali del decesso di un anziano istituzionalizzato su tre. Il rifiuto del pasto può essere involontario, quindi dovuto a complicazioni fisiche funzionali, oppure volontario. Mentre nel primo caso la questione è facilmente compensabile, nel secondo è molto più complessa e tira in ballo dinamiche e aspetti psicologici tutt’altro che sottovalutabili.

Le cause più comuni sono:

  • depressione;
  • difficoltà ad accettare lutti e cambiamenti della vita;
  •  insufficienze renali, cardiache, epatiche;
  • malattie polmonari croniche;
  • tumori e trattamenti chemioterapici o radioterapici;
  • assunzione di antibiotici che alterano l’appetito;
  • problemi nella masticazione e nella deglutizione.

In nessuno dei casi questa condizione deve essere sottovalutata. Ecco quindi una serie di consigli per intervenire:

  • Fare pasti leggeri e frequenti: almeno tre nell’arco della giornata e non saltare la prima colazione. Aumentare la quantità delle sostanze nutrienti piuttosto che le porzioni.
  • Bere molto: gli anziani, in particolare, devono bere tanto, almeno dieci bicchieri d’acqua semplice al giorno, evitando il consumo di alcolici, superalcolici e di bevande gassate.
  • Mangiare in compagnia: per le persone anziane la prospettiva di mangiare da soli è sufficiente a ridurre l’appetito. È consigliabile organizzare pranzi con la famiglia o con gli amici.
  • Essere consci degli effetti collaterali dei farmaci: in alcuni casi, dopo l’assunzione di farmaci si possono avvertire sapori poco gradevoli. Lavare spesso i denti oppure fare risciacqui prima di ogni pasto può essere di aiuto.

Contattaci per maggiori informazioni.

Alcol: fattore di rischio per il declino cognitivo.

L’abuso di bevande alcoliche è il principale fattore di rischio per l’insorgenza di malattie neurodegenerative.
È questo il risultato di un imponente studio canadese pubblicato sulla rivista scientifica Lancet Public Health.

Lo studio è stato condotto in Francia su oltre un milione di adulti con diagnosi di demenza. Dei 57.000 casi di demenza a esordio precoce, ovvero prima dei 65 anni, il 57% era correlata al consumo eccessivo cronico di alcolici.

In che modo l’alcol risulta tossico per il cervello?

Innanzitutto l’etanolo e il suo metabolita acetaldeide hanno un effetto neurotossico diretto, che determina danni permanenti strutturali e funzionali al cervello.

In secondo luogo, il consumo eccessivo di alcol è associato alla carenza di tiamina. Questa condizione porta alla sindrome di Wernicke-Korsakoff: una forma insolita di demenza che si manifesta come conseguenza del grave deficit di alcuni micronutrienti.

Inoltre, il consumo eccessivo di alcol è un fattore di rischio per altre condizioni che possono anche danneggiare il cervello: come l’epilessia e l’encefalopatia epatica (in pazienti colpiti dalla cirrosi epatica).

Infine  l’assunzione intensa di alcol è associata alla demenza vascolare a causa delle strette relazioni che intercorrono tra alcolismo e fattori di rischio vascolari come l’ipertensione, l’ictus cerebrale, la fibrillazione atriale e lo scompenso cardiaco.

I risultati dello studio invitano quindi a prestare particolare attenzione a questo aspetto quando abbiamo a che fare con malati di demenza.
Le conseguenze del disturbo da consumo di alcol, infatti, sono tutt’ora registrate con troppo ritardo e ciò rallenta fortemente le tempistiche di intervento.

Differenza tra demenza e Alzheimer.

La perdita di memoria che sconvolge la vita quotidiana non rappresenta una caratteristica normale dell’invecchiamento.

Questa situazione può essere indice della presenza di qualche forma di demenza, tra cui l’ Alzheimer.

Qual è la differenza tra demenza e Alzheimer?

Il termine demenza indica una condizione clinica caratterizzata da deterioramento della cognitività in vari ambiti, tra i quali in particolare la memoria. Queste progressivo deterioramento è in grado di interferire nello svolgimento delle normali attività della vita quotidiana.

In termini generali quindi si può parlare di “Demenze” per indicare quindi una vasta gamma di sintomi associati al declino della memoria o di altre abilità intellettive.

Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza. Provoca problemi di memoria, pensiero e comportamento. In genere i sintomi si sviluppano lentamente e peggiorano con il passare del tempo, diventando talmente gravi da interferire con le attività quotidiane.

L’Alzheimer non è un normale elemento di invecchiamento, ma avere più di 65 anni rappresenta il fattore di rischio maggiore. Tuttavia, non è solo una patologia legata alla vecchiaia: circa il 5% delle persone che ne sono colpite ha avuto un’insorgenza precoce della malattia, cioè tra i 40 e i 50 anni o tra i 50 e i 60 anni.

I sintomi.

All’inizio si verificano perdite di memoria leggere, poi negli anni chi ne soffre perde la capacità di portare a termine una conversazione o di interagire nel proprio ambiente.

Il sintomo precoce più comune del morbo di Alzheimer è la difficoltà a ricordare informazioni apprese recentemente; infatti, i cambiamenti dovuti all’Alzheimer hanno inizio generalmente nella parte del cervello che riguarda l’apprendimento.

Altri campanelli d’allarme possono essere:

  • difficoltà nell’apprendere nuove informazioni o richiamare alla mente informazioni precedentemente apprese;
  • perdita della capacità di riconoscere luoghi o percorsi familiari e sul piano temporale non saper indicare la data corrente, il mese e l’anno;
  • difficoltà ad esprimere un concetto o a comprenderlo;
  • problemi crescenti nello svolgere una determinata attività quotidiana ed usuale;
  • difficoltà nel prendere decisioni o esprimere un giudizio;
  • presenza di apatia, diminuzione della motivazione nel compiere azioni che prima venivano svolte con piacevolezza con conseguente ritiro sociale;
  • cambiamenti del tono dell’umore e della personalità, presenti stati d’animo quali tristezza, ansia, insicurezza, ci si sente sicuri solo nel proprio ambiente familiare;
  • difficoltà a capire le immagini visive e i rapporti spaziali, difficoltà a leggere, a definire un colore o un contrasto, anche la percezione del proprio corpo allo specchio è alterata, l’immagine riflessa potrebbe essere percepita come un’atra persona.

Per garantire un valido aiuto al tuo caro, scegli la professionalità della casa di riposo Domus Santa Rita, specializzata nell’assistenza dei malati di Alzheimer!

l rapporto tra anziani e bambini.

Nella vita di un bambino, i nonni rappresentano una figura sociale e familiare di riferimento.
Sono complici, capaci di accudire con tenerezza e rappresentano la memoria familiare e l’esperienza.

Fanno riscoprire l’importanza del passato e delle storie. Costruiscono con le loro parole un universo di riferimento e dimostrano quanto sia bello saper ricordare e sforzarsi di farlo.

Tuttavia, quello tra anziani e bambini è anche un rapporto delicato. Per un bambino può essere difficile comprendere cosa accada ai nonni quando si verificano i cambiamenti caratteriali e fisici, dovuti al trascorrere degli anni e all’aggravarsi di alcune condizioni.

In questi casi è quindi opportuno provare a creare dei contesti e delle occasioni di convivialità, che mettano a proprio agio sia i bambini che gli anziani.

Questo scambio intergenerazionale aiuta a combattere l’isolamento sociale e la depressione delle persone anziane; i bambini invece imparano a relazionarsi con le persone anziane e portatrici di disabilità.

Esempi di attività adeguate da proporre possono essere:
• ascolto di musica o di racconti;
• danza leggera collettiva;
• arte e pittura con le dita;
• lettura di gruppo;
• pranzi collettivi;
• gioco e socializzazione liberi.

Come organizzare le giornate agli anziani affetti da Alzheimer?

Con l’arrivo dell’estate, spesso ci si ritrova a dover fare i conti con la temporanea chiusura delle strutture specializzate nella gestione degli anziani affetti da Alzheimer.

In questi casi le famiglie possono trovarsi in difficoltà nell’organizzare attività adeguate per intrattenere l’anziano.

Il primo passo è quello di ricostruire la storia personale di vita della persona con demenza. Esperienze, carattere, interessi e bisogni servono a individuare le attività più idonee che andranno poi inserite in una routine quotidiana.

A questo scopo è utile valutare 5 fattori:

– storia personale: quali erano le abitudini, gli interessi e le passioni prima della diagnosi, le attività sociali che svolgeva con particolare piacere;

– personalità: quali erano le caratteristiche caratteriali prima dell’esordio della malattia (ad esempio, una persona apatica e solitaria oppure socievole e creativa);

– stato fisico: è importante avere chiare le reali capacità di movimento e deambulazione della persona;

– stato cognitivo-comportamentale: analisi di quali sono le capacità residue di memoria, comunicazione e relazionali;

– ambiente: individuare luoghi di interesse, prediligendo percorsi con panchine o sedie e la presenza di aree coperte in caso di pioggia o forte sole.

Attività motorie e stimolazione cognitiva

Uscire di casa per una passeggiata o anche stare seduti in giardino o in un parco, riprendere alcune attività sociali e incontrare altre persone in spazi esterni: sono attività che stimolano i sensi riattivando ricordi e sensazioni piacevoli, oltre a incoraggiare l’interazione e il piacere della condivisione. A questo si aggiunge l’importanza dell’attività motoria: camminare, anche solo intorno a casa, aiuta a migliorare equilibrio e coordinazione, oltre ad agire in modo positivo su umore e benessere.

Attenzione ai rischi

Tuttavia, bisogna considerare anche gli aspetti meno positivi, come il rischio di affaticamento o dell’insorgere di dolori fisici. Anche le grida di bambini o l’abbaiare di cani possano creare disagio e stress, ripercuotendosi di conseguenza sull’umore.

Contatta la Domus Santa Rita per maggiori informazioni!